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La mia vita è uno zoo

04/06/2012 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

La mia vita è uno zoo

Abbiamo comprato uno zoo...

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Abbiamo comprato uno zoo. Una frase semplice e bizzarra che sembra provenire direttamente dai sogni più reconditi di una bambina. E invece è l’avventura intrapresa da un uomo coraggioso che, per amore dei suoi figli, rischia tutto quello che possiede. Cameron Crowe, regista di Jerry Maguire, torna dietro la macchina da presa per realizzare la trasposizione cinematografica di We bought a zoo dell'ex-redattore del The Guardian Benjamin Mee.


Benjamin è un famoso giornalista internazionale che, cimentandosi in avventure spericolate, è conosciuto dal grande pubblico per la sua intraprendenza. Quando la giovane moglie muore, l’uomo è costretto a prendersi cura di due figli molto piccoli, Dylan e Rosie, incapaci di affrontare il dolore della perdita. Deciso a rischiare il tutto per tutto, Benjamin vende la sua casa e ne acquista una in campagna che sorge esattamente al centro di uno zoo in malora. Disposto a dedicarsi anima e corpo alla cura degli animali, il giornalista si improvvisa imprenditore e, coordinando una squadra di esperti, si attiva per riportare in auge l’attività.


Gli ingredienti per trasformare la pellicola in una favola moderna ci sono tutti: l'eroe solitario, due adorabili bambini da salvare, uno zoo da rimettere in sesto, un terribile ispettore da affrontare e una donna dietro l’angolo pronta ad aspettare l'amore della vita. Giocando a carte scoperte sin dall’inizio, Crowe conferisce alla vicenda un andamento lineare e uniforme senza grandi colpi di scena; piuttosto un'attenzione delicata alle dinamiche umane e affettive dei protagonisti. La fotografia, delicata e soffusa, rende i paesaggi simili a cartoline esotiche da ammirare e contemplare a qualsiasi ora del giorno e della notte. La musica di sottofondo, inoltre, lascia il giusto spazio ai dialoghi dei personaggi e ai rumori dell’ambiente tanto da rendere il “vero” Park Dartmoor motivo di crescita e maturazione. Il legame che si instaura tra gli animali e gli umani che se ne prendono cura fornisce ai protagonisti la forza necessaria per affrontare il dolore ed accettare una morte che, per quanto ingiustificabile, non è altro che l’inesorabile punto di arrivo di tutte le cose. Solo quando i venti secondi di coraggio prenderanno il sopravvento sulla timidezza e sull’orgoglio personale, padre e figlio troveranno finalmente quella sinergia di cui avevano bisogno e la piccola Rosie potrà finalmente sperare di avere di nuovo una famiglia unita. Lo strepitoso Matt Damon, toccante e commovente, restituisce un profondo personaggio al centro di un dramma molto intenso. Scarlett Johansonn ed Elle Fainning, meno appariscenti del solito, danno un tocco di delicata femminilità alla tenuta e alla vita dei protagonisti. La vera sorpresa, però, è la piccola Maggie Elizabeth Jones, un talento naturale, un’anima pura che crede fermamente nelle favole e che ricorda a suo padre (e a tutti gli spettatori) che è possibile vivere la propria favola, a patto di desiderarlo davvero.


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