Quarta avventura cinematografica per gli anfibi mutanti di Manhattan che stavolta devono affrontare niente meno che un manipolo di mostri terrificanti provenienti da un’altra dimensione. Diretto dal canadese Kevin Munroe, qui al suo primo lungometraggio per il grande schermo, TMNT ricorre all’animazione in computer grafica per conferire alle imprese dei quattro fratelli ninja un respiro più spettacolare e fantasy, prendendo così nettamente le distanze dalla trilogia cult degli anni ’90. Più maturo e vicino alle atmosfere oscure del fumetto nato nel 1984 dalla creatività di Kevin Eastman e Peter Laird, il film di Munroe ha tuttavia l’aria di essere un’operazione commerciale non pienamente riuscita che i fan delle tartarughe divoratrici di pizza scorderanno con facilità. Ora che il terribile Shredder è uscito di scena, la vita delle quattro tartarughe ninja è cambiata notevolmente: Leonardo (James Arnold Taylor) è andato in Sud d’America su consiglio di Splinter (Mako) per meditare e affinare le sue doti di leader del gruppo; Michelangelo (Mikey Kelley) e Donatello (Mitchell Whitfield) hanno trovato lavoro a New York, rispettivamente dando assistenza telefonica a chi ha problemi col computer, e facendo l’animatore per le feste dei bambini; Raffaello (Nolan North), rimasto anch’egli in città, ha continuato a tenere d’occhio le strade notturne portando avanti una battaglia personale contro le forze del crimine all’insaputa di tutti. I guai arrivano quando fa la sua comparsa Maximilian Winters (Patrick Stewart), un ricco collezionista di oggetti antichi per cui lavorano April O’Neil (Sarah Michelle Gellar) e Casey Jones (Chris Evans). Winters, a capo della setta criminale che si fa chiamare Clan del Piede, non è chi dice di essere, ed è a conoscenza di misteri ancestrali che si stanno per rivelare in tutto il loro potenziale distruttivo. Come sempre interverranno le quattro tartarughe che dovranno mettere da parte incomprensioni e rivalità per fare di nuovo squadra contro un nemico mai affrontato prima. Gli eroi verdastri tanto amati negli anni ’80 vengono aggiornati per un pubblico di nuovi fan ormai abituati ai film d’animazione in CGI: ricorrendo all'uso della computer grafica, le barriere architettoniche della Grande Mela vengono completamente annullate grazie ad un’infinità di movimenti di macchina che ci consentono di assistere da vicino alle mirabolanti acrobazie dei protagonisti come se stessimo volando con loro sui tetti della città; le sequenze ad effetto del flashback iniziale, figlie del cinema di Peter Jackson, acquistano una maestosità epica che esalta l’occhio dello spettatore immergendolo nelle immagini proiettate sullo schermo. Se però da un lato il film guadagna in spettacolarità, dall’altro non riesce ad appassionare i vecchi fan delle tartarughe ninja, troppo nostalgici dei simpatici “pupazzi” anni ’90 che, seppur limitati nei movimenti, erano percepiti reali perché materiali. Ma a convincere poco dell’opera di Munroe è soprattutto il suo prendersi troppo sul serio: abbandonata del tutto la comicità dei film precedenti, i riflettori vengono puntati in modo eccessivo sui problemi esistenziali di Raffaello e Leonardo e sul loro rapporto conflittuale. Inoltre, il fatto che Michelangelo e Donatello si guadagnino da vivere lavorando è del tutto improbabile e fuori luogo per un film del genere. In conclusione, TMNT è un vero buco nell’acqua; un prodotto poco interessante che non rende onore ai quattro allievi del maestro Splinter.