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The Innkeepers

10/07/2014 10:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

The Innkeepers

Negli ultimi anni Ti West si è fatto un certo nome, tra gli amanti del sottobosco horror underground, grazie alla partecipazione nei film a episodi V/H/S, The A

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Negli ultimi anni Ti West si è fatto un certo nome, tra gli amanti del sottobosco horror underground, grazie alla partecipazione nei film a episodi V/H/S, The ABCs of death, nel recente The Sacrament e, soprattutto, per la sua prima incursione nel genere: The Innkepers, uscito nel 2011. Un titolo misconosciuto capace però di generare un buon numero di appassionati, merito anche di uno stile registico ben lontano dalla maggior parte delle produzioni odierne e che punta più sull'atmosfera che sulla "paura facile" cui troppo spesso siamo abituati. Basandosi su una sceneggiatura curata dallo stesso regista, la pellicola trova la sua forza in una genuina credibilità, a dispetto dell'ovvio finale da ghost movie classico.


In un piccolo albergo, prossimo alla chiusura, lavorano come dipendenti la giovane Claire (Sara Paxton) e Luke (Pat Healy), appassionato di fantasmi. Sull'hotel circola la leggenda secondo la quale molti anni prima Madeline O'Malley, una donna prossima alle nozze, si suicidò nella sua stanza. Da allora si dice che l'anima della donna vaghi indisturbata nella struttura. Claire e Luke, con l'aiuto di un ex-attrice sensitiva, cercheranno di scoprire cosa significhino gli strani rumori provenienti dal seminterrato, ignari dei pericoli a cui stanno andando incontro.


The Innkepers è un film prezioso e affascinante, non privo di banali imperfezioni che però non inficiano il notevole risultato finale. Poco importano infatti le sporadiche incongruenze e forzature narrative e gli sviluppi stereotipati dell'ultima parte (nella quale emergono i cliché dell'horror moderno) se il regista riesce a creare un mood perennemente inquieto, con una sorta di lunga prima parte introduttiva che permette una costante crescita della tensione pronta ad esplodere diabolicamente nei minuti finali. Qui, saggiamente, le apparizioni spiritiche sono sporadiche e dosate col contagocce in una progressiva immersione nel background dei personaggi e dell'albergo. Il depistamento narrativo è pressoché nullo, privo di roboanti colpi di scena: nel suo essere una normale storia di fantasmi, la visione del film inquieta a più riprese - tra bisbigli e rumori inspiegabili - cavalcando su una riuscita e coinvolgente via empatica che porta a più di qualche sussulto. Lavorando di sottrazione, scelta inusuale e ammirabile, West si dimostra un abile narratore dell'occulto più terreno, non disdegnano sortite autoironiche e una regia ragionata, abile nel creare una forte suggestione che non punta alla superficie ma all'essenza del racconto. A tal riguardo è perfetta la scelta degli interpreti principali, Sara Paxton e Pat Healy, talmente plausibili da render la visione ancor più sobriamente angosciante.


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