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Non sposate le mie figlie!

05/02/2015 12:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Non sposate le mie figlie!

Accompagnato in Italia dall'evitabile sottotitolo 4 matrimoni, 2 facce da funerale, arriva nelle sale Non sposate le mie figlie!, ultimo grande successo ai bott

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Accompagnato in Italia dall'evitabile sottotitolo 4 matrimoni, 2 facce da funerale, arriva nelle sale Non sposate le mie figlie!, ultimo grande successo ai botteghini francesi che segue la scia di Quasi amici. Anche in questo caso, infatti, si gioca sulla tematica dell'integrazione, proponendo una versione aggiornata e moltiplicata di un grande classico della commedia come Indovina chi viene a cena?, optando per una massiccia e improbabile sequela di matrimoni interrazziali. Diretto dal quarantonevenne Philippe de Chauveron - al suo quinto film (il primo a godere di una distribuzione nel Belpaese) - il titolo vanta un cast meltin'pot di volti giovani e poco conosciuti, eccetto la rassicurante presenza del simpatico Christian Clavier (I visitatori, Asterix & Obelix contro Cesare).


Claude e Marie Verneuil sono una coppia borghese e cattolica che ha visto tre delle quattro figlie femmine sposarsi rispettivamente con un cinese, un ebreo e un musulmano. La loro ultima "speranza" di un matrimonio cristiano risiede nella zitella Laurie, così quando la ragazza annuncia ai genitori il suo imminente matrimonio con il commediante Charles, il sogno dei Verneuil sembra finalmente esaudirsi. Peccato che Laurie abbia dimenticato di sottolineare un piccolo particolare: il suo futuro sposo infatti ha origini ivoriane. Lo shock iniziale cede ben presto allo sconforto e la situazione sembra peggiorare quando anche il padre di Charles non accetta che il figlio sposi una ragazza bianca.


Philippe de Chauveron firma una commedia "facile facile" ma non per questo meno divertente. Il regista sfrutta infatti a piene mani gli stereotipi delle varie etnie dando però vita, salvo rare eccezioni, a una serie di dialoghi e gag che riescono a strappare più di un (sor)riso in diverse occasioni. La sottotraccia sociale, che sta alla base dell'incipit narrativo, viene ovviamente sacrificata verso una narrazione leggera e disimpegnata che sfrutta con giusto brio la simpatia di tutti gli interpreti, optando per un buonismo di facciata che risulta però assai meno fastidioso rispetto alla maggior parte delle produzioni coeve. Ciò che conta è il viaggio e non la destinazione, un motto che viene preso alla lettera e conduce a un lieto fine assolutamente prevedibile, nonostante gli improbabili ostacoli che si parano dinanzi a questo quarto matrimonio di famiglia. Nella mezz'ora finale lo spasso prende un ulteriore slancio grazie ai riusciti battibecchi tra Claude e André (il padre ivoriano di Charles), padroni indiscussi della verve comica grazie alla riuscita alchimia tra Christian Clavier e Pascal N'Zonzi.


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