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Transcendence

06/07/2015 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Transcendence

Christopher Nolan produce l'esordio alla regia del suo storico direttore della fotografia Wally Pfister

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Non poteva che essere Christopher Nolan a produrre l'esordio alla regia del suo storico direttore della fotografia (sin dai tempi di Memento) Wally Pfister. Sia la pulizia visiva che la presenza di alcuni attori nel cast hanno più che qualcosa in comune con il cinema del cineasta londinese. Un'opera prima resa, quindi, almeno sulla carta, più facile da un budget delle grandi occasioni (circa 100 milioni di dollari) che ha permesso, oltre a effetti speciali al passo coi tempi degli odierni blockbuster, anche un roster attoriale di primissimo piano. Insieme al protagonista Johnny Depp, Transcendence può infatti contare su volti familiari come la bella Rebecca Hall e Paul Bettany, oltre a due degli interpreti della saga dell'uomo pipistrello quali Morgan Freeman e Cillian Murphy.


Will Caster (Johnny Depp) è uno stimato ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale, pronto a svelare al mondo una nuova, rivoluzionaria, tipologia di IA. Lo scienziato rimane però vittima di un attentato da parte di un gruppo rivoluzionario anti-tecnologico. Avvelenato mortalmente e con poche settimane di vita davanti a sé, Caster decide insieme alla moglie di tentare qualcosa di mai visto prima: innestare la propria coscienza all'interno di un computer. L'esperimento ha incredibilmente successo, e la mente di Will, ora connessa su rete globale, comincia ad acquisire sempre nuova sete di potere e di conoscenza. Ma nonostante le buone intenzioni del dicotomico cervello-macchina, il pericolo per l'umanità è quanto mai imminente.


Chi troppo vuole, nulla stringe. E Pfister sembra aver fatto il classico passo più lungo della gamba. Transcendence è un film dalle enormi potenzialità che finisce però per frantumarsi su una sceneggiatura tanto ambiziosa quanto imperfetta, incapace di mettere a fuoco le numerose tematiche in essa contenuta. Seguendo la scia del recente e florido filone della fantascienza umanista, che tante piccole perle ha regalato negli ultimi anni, il novello regista perde l'omogeneità narrativa soffocandola in un tripudio di - suggestivi - effetti speciali e risvolti che cercano un'emotività forzata. Ma, pur offrendo qualche scampolo di discreta intensità, il film non è in grado di sorreggersi su degli intenti lodevoli ma sin troppo approssimativi. Dopo una prima mezzora, che si adagia su una placida esegesi introspettiva, col dramma personale vissuto dalla coppia di protagonisti, il film osa verso territori più consoni al filone (post)apocalittico: la fine del mondo come oggi la conosciamo e, addirittura, istinti metaforici che guardano ai più classici zombie-movie. E se la critica all'eccessiva rincorsa tecnologica viene comunque espressa includendone tutti i possibili - reali - pericoli, la parziale giustificazione morale (che trova il suo senso nell'amaro epilogo) e la scarsa plausibilità degli eventi finiscono per svilirne la portata. In un cast svogliato (l'unico giustificato è lo stesso Depp, in un ruolo che non richiedeva troppa personalità) e caratterizzato con l'accetta (odioso il personaggio della Hall), l'unico a risultare maggiormente credibile è lo scienziato, passato alla causa dei ribelli, di Paul Bettany.


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