Weronika e Vèronique non si conoscono, vivono a centinaia di chilometri di distanza l'una dall'altra, parlano lingue diverse ma sono unite indissolubilmente dai fili del destino. Identiche per emotività ed aspetto, le due vivono in una costante empatia che sembra legarle come due facce della stessa medaglia. Che sia il destino, il caso o la provvidenza, gli eventi sconvolgeranno a breve le loro vite, forse allontanandole, forse fondendole. Uno dei più importanti capolavori di Krzysztof Kieslowski, entrato di diritto nella storia del cinema per magnificenza estetica e concettuale. Una parabola sulle mille sfaccettature dell'esistenza, sulla possibilità di vivere diversamente la propria vita e sulla rinascita, elaborata in modo brillante, pur nel suo essere così formalmente aulica. Girato nel 1991, tra il decalogo e la “trilogia della bandiera”, il film racconta attraverso una storia, più o meno lineare, una branca fondamentale del pensiero Kieslowskiano: l'opportunità ed il cambiamento. Sicuramente un'opera personalissima, strettamente legata alla vicenda umana e personale tanto del regista quanto dello sceneggiatore Piesiewicz (presenza costante nei suoi film) ma che, nonostante ciò, si apre a molteplici chiavi di lettura date dall'esperienza e dalla sensibilità degli spettatori. Di certo non si può non tenere conto del fatto che le due donne, identiche per aspetto, empatiche ma dalla differente maturità, vivano in Polonia e Francia, proprio come Kieslowski (polacco naturalizzato francese). Indi per cui, a prescindere dalle molteplici e differenti interpretazioni, il film rimane un'opera strettamente legata alla sua esperienza personale, avvincente e toccante.