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The Complex

13/09/2016 10:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

The Complex

La giovane Asuka, studentessa e aspirante infermiera, si trasferisce con i genitori e il fratellino più piccolo in un appartamento nel complesso edilizio Kuroyu

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La giovane Asuka, studentessa e aspirante infermiera, si trasferisce con i genitori e il fratellino più piccolo in un appartamento nel complesso edilizio Kuroyuri. Fin dai primi giorni la ragazza comprende come nel quartiere regni un'atmosfera strana, e una sera lei stessa comincia a sentire degli strani rumori provenienti dalle mura dirimpettaie. Entrata casualmente nella dimora dei vicini, Asuka trova il cadavere di un anziano uomo morto di stenti: sarà solo l'inizio di un vero e proprio incubo per la ragazza, con apparizioni che la tormenteranno in continuazione. Solo grazie all'amicizia con un misterioso bambino abitante nella zona e la conoscenza di Sasahara, addetto alle pulizie di case di persone decedute, la liceale cercherà di scoprire cosa sia realmente accaduto.


Hideo Nakata ha indissolubilmente legato il suo nome all'Olimpo dei j-horror, realizzando due tra i titoli più significativi del fortunato filone nipponico quali Ringu (1998) e Dark Water (2002). Il suo attaccamento al genere, già parecchio in declino da diverso tempo salvo rare eccezioni, ci consegna nel 2013 l'ennesima incursione in storie di spiriti tormentati e affini: The Complex è un film che segue pedissequamente alcuni stilemi classici proponendo un approccio solo parzialmente diverso e più incentrato sul versante psicologico, nonostante un finale ad alto tasso sovrannaturale. In questa ricetta abituale, rozzamente definibile come l'ennesima minestra riscaldata, la grande assente è la paura, sostituita da una suspense drammatica che, pur a tratti fascinosa, rallenta troppo il ritmo narrativo rendendo eccessivi i 106 minuti di visione, tra vuoti di sceneggiatura e cliffhanger volutamente prevedibili. Quello di metà visione in particolare è chiaramente indirizzato dallo script che (possibile anticipazione, non leggere se interessati al potenziale effetto sorpresa) ci mostra le discussioni con i genitori e il fratellino soltanto attraverso delle soggettive dal punto di vista della protagonista, chiara scelta che svela già dopo i primi minuti il reale risvolto che da lì in poi prenderà la trama. Con qualche vaga reminiscenza del cult The Girl Who Leapt Through Time (1983) alias La ragazza che saltava nel tempo, la vicenda si muove tra medium, ricerche nel recente passato della zona e improvvise apparizioni che però non fanno mai saltare dalla sedia nonostante l'uso pompato di una colonna sonora ad hoc, e le varie sottotrame non hanno mai il giusto impatto emotivo sullo spettatore, rendendo la fruizione complessiva un vedibile ma banale +1 per gli appassionati e nulla più.


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