A venticinque anni dal massacro della sua famiglia, per il quale è stato condannato all'ergastolo il fratello maggiore Ben, Libby è una donna piena di debiti. Trovandosi in grosse difficoltà economiche accetta l'offerta di denaro, in cambio di partecipazioni a della serate, da parte di un elitario club di appassionati di crimini e casi irrisolti, convinti che il reale esecutore degli omicidi ella riguardanti non sia mai stato scoperto. Accusata di aver mentito al processo, Libby - che ai tempi era solo una bambina - si fa assalire dai dubbi e dai potenziali rimorsi, convincendosi ad indagare lei stessa in prima persona sulla tragica notte che spezzò per sempre la sua innocenza. Tratto dall'omonimo romanzo di Gillian Flynn, Dark Places - Nei luoghi a oscuri è un film a incastro, un diabolico puzzle che procede in una narrazione alternata tra il presente filmico e numerosi flashback atti a condurre allo svelamento del reale corso degli eventi. Il regista francese Gilles Paquet-Brenner, già autore de La chiave di Sara (2010) e Walled in - Murata viva (2009), riesce a gestire questo excursus tra due linee temporali con un buon senso del ritmo, trovando sempre modo per mantenere vivo l'interesse empatico nel proseguo della vicenda ed innescare i devastanti colpi di scena ivi in divenire, riuscendo parzialmente a nascondere anche un paio di forzature non del tutto verosimili. Nel parallelismo tra la Libby di oggi e quello di ieri, concernente anche gli altri personaggi della storia, si respira costantemente un alone drammatico a tratti soffocante e claustrofobico capace di coinvolgere emotivamente in più occasioni, complici anche le intense performance del cast, a cominciare da una Charlize Theron (anche produttrice) qui in una delle performance più convincenti dell'intera carriera. Segreti e bugie si annidano in un contesto familiare difficile le cui già precarie condizioni economiche vengono rese più insostenibili dalla fuga d'amore del giovane Ben, considerato dalla cittadina di provincia come un potenziale sbandato. Un gioco di ipocrisie, fondate o meno, basate sull'allora imperante moda metallara considerata dal bigottismo generale il primo passo verso il satanismo e così come nel recente Devil's Knot - Fino a prova contraria (2013) sulla voglia di trovare un facile colpevole. In un inquieto e pericoloso viaggio nei luoghi oscuri del titolo, con istinti thriller a sottolineare l'ultima, tesissima, parte, la strada percorsa da Libby nella ricerca della verità si offre a mezzo catartico per affrontare i propri personali demoni, in una scoperta dolorosa dove la riconciliazione, per quanto amara, si pone come unica e assoluta via di salvezza.