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Un posto sicuro

12/11/2016 12:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Un posto sicuro

Una storia familiare ambientata ai tempi dell'Eternit

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Eduardo (Giorgio Colangeli), ex-operaio dell’Eternit, ha contratto un tumore lavorando per anni fra le polveri tossiche. Suo figlio Luca (Marco D’Amore) è un attore fallito, solo e insoddisfatto. I due non si parlano più, ma le loro vite sono destinate a incrociarsi di nuovo.


Chi conosce o si è trovato a passare per Casale Monferrato avrà senz'altro notato gli striscioni e i poster appesi alle finestre con lo scopo di ricordare ai passanti che la questione Eternit è tutt'altro che risolta. C'è infatti grande probabilità che chi ha lavorato nello stabilimento di Casale si sia gravemente ammalato a furia di respirare la polvere di amianto usata quotidianamente. Francesco Ghiaccio, originario di quelle zone, ha intervistato alcune delle famiglie coinvolte nelle cause di risarcimento. E nel suo film d'esordio, Un posto sicuro, racconta di una di queste tante storie: la vicenda di Eduardo e Luca, padre e figlio, uniti in questa battaglia contro l'amianto.


Francesco Ghiaccio ha scritto Un posto sicuro insieme a Marco D'Amore (per i pochi che non lo sapessero, il Ciro di Gomorra), suo vecchio amico e protagonista del film. La storia, quindi, è fortemente ruotata dal punto di vista di Luca: amante - anche se la sua storia con il personaggio di Matilde Gioli è una delle meno coinvolgenti viste di recente al cinema - attore maledetto e figlio degenere. La malattia di Eduardo è il pretesto per il protagonista per crescere e trovare, nella lotta insieme al padre, la passione per la vita e il teatro. Cosa c'entra con l'Eternit? Domanda da spettatore, ma decisamente legittima. Il problema di Un posto sicuro non è, per una volta, il racconto del contesto e la cura del dettaglio ma la trama stessa. Gli autori non si accontentano di un, discreto, racconto sull'Eternit (una storia italiana che in effetti merita un film) ma si lanciano in una dissertazione sull'esistenza: sulla crisi di un artista, sul dramma di un padre e di un figlio, su un amore combattuto. Troppo. Il racconto, come prevedibile, finisce per sfuggire alle mani di Ghiaccio e D'Amore. Personaggi deprimenti e una sceneggiatura tutta da rivedere rendono zoppicante l'andamento del film, per quanto una buona regia e una bella fotografia "polverosa" rendano questa opera prima un'esperienza da riprovare.


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