Nel dicembre del 1977 uscì nei cinema Incontri ravvicinati del terzo tipo e, immediatamente, divenne uno dei maggiori successi al botteghino di sempre. Inevitabilmente la Columbia cercò di convincere Steven Spielberg a dirigere un sequel per sfruttare l’onda positiva, ma il regista di Cincinnati saggiamente si rifiutò. Propose però alla casa di produzione il soggetto di un altro film a tema alieni dal titolo Night Skies: prendendo spunto dal caso Kelly-Hopkinsville, il film avrebbe raccontato la storia di una famiglia la cui fattoria isolata viene assediata da un gruppo di alieni tutt’altro che benevoli. L’idea piacque e John Sayles (autore dello script di Piranha, che Spielberg aveva particolarmente apprezzato come satira del suo Lo Squalo) venne incaricato di sviluppare la sceneggiatura. Vennero anche ingaggiati Rick Baker per il design degli alieni (contemporaneamente stava lavorando agli effetti di Un lupo mannaro americano a Londra che nel 1981 gli valse il suo primo Oscar) e Tobe Hooper come regista, palesando le intenzioni di realizzare un film marcatamente horror, molto distante nello spirito buonista di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Una volta ultimata, la sceneggiatura venne definita come un «Cane di paglia con alieni», densa di scene di violenza e terrore, redenta solamente nella sottotrama che vedeva uno degli alieni del gruppo, Buddy, fare amicizia con il figlio minore della famiglia presa in assedio. Nel frattempo Steven Spielberg iniziò a lavorare a Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta e sul set consegnò la sceneggiatura di Night Skies alla futura moglie di Harrison Ford, Melissa Mathison, la quale fece notare al regista quanto il film fosse lontano dal romanticismo di Incontri ravvicinati del terzo tipo, richiamato solo nella tenerezza della sottotrama di Buddy. Spielberg ci rifletté, si innamorò di quell’idea e decise che un altro film a tema "alieni-buoni" era meglio di un film sugli "alieni-cattivi" così cancellò la produzione di Night Skies in favore dello sviluppo di quella sottotrama: l’amicizia tra un ragazzino e un alieno che diventerà E.T. L'Extraterrestre scritto proprio da Melissa Mathison. Nonostante ciò l’idea di una famiglia tormentata da forze estranee nella propria abitazione seguitò a intrigare Steven Spielberg, che modificò il soggetto sostituendo gli alieni con il paranormale, ma mantenendo il tono horror e Tobe Hooper in cabina di regia. I Freeling sono la tipica famiglia borghese americana degli anni ‘80, composta da madre, padre e tre figli. Vivono felici in un nuovo complesso residenziale, finché la loro vita non viene sconvolta dalla scomparsa della piccola Carol Anne, rapita da misteriose presenze che iniziano a manifestarsi in maniera sempre più prepotente tra le mura domestiche. Fantasmi e spiriti che non riescono a trovare pace e si divertono a tormentare la placida famigliola. Non sapremo mai se Night Skies fosse davvero un film così violento e cattivo come viene descritto dagli addetti ai lavori, ma possiamo affermare che Poltergeist - Demoniache presenze è in buona sostanza un film horror per famiglie, che però inanella alcune sequenze realmente inquietanti e sopra la media. La scena in cui uno dei protagonisti si gratta il viso sino a scoprirne il teschio, il pupazzo/clown che si annida sotto il letto o il finale nella piscina in cui dall’acqua fangosa fuoriescono degli scheletri (che, per la cronaca, sono scheletri veri!) restano efficaci anche a più di trent’anni di distanza. Da non sottovalutare nemmeno il sottotesto critico alla medio borghesia (spostare un antico luogo di culto come un cimitero indiano solo per costruire un quartiere alla moda) e al consumismo americano (la televisione come mezzo di diffusione del “male”) che donano al film interessanti chiavi di lettura. A 35 anni dalla sua uscita nei cinema si può tranquillamente affermare che Poltergeist - Demoniache presenze sia un cult generazionale; una di quelle pellicole made-in-Amblin attraverso cui Steven Spielberg ha plasmato l’immaginario collettivo degli anni '80 e '90. Perché sebbene nei crediti figuri solo come produttore, per anni si è discusso sull’effettiva paternità della regia: cast e crew tecnica hanno infatti a più riprese affermato che il regista di Cincinnati fosse una figura ingombrante sul set e che intere scene vennero dirette da lui piuttosto che da Tobe Hooper, il cui ruolo (pare) fosse più quello di assistente. Forse è davvero così (guardando il film è impossibile non notare come alcune sequenze siano puramente spielbergiane) forse no, fatto sta che Spielberg e Hooper nel 2002 si sono ritrovati a collaborare per il pilot della serie tv Taken, il che fa pensare che il rapporto tra i due sia rimasto buono negli anni. Ciò che più conta alla fine è che i due hanno regalato al pubblico un piccolo gioiello, il cui impatto culturale ha dato vita a due sequel diretti e influenzato la serie tv Poltergeist: Legacy.