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Ghost Stories

09/04/2018 10:00

Marco Filipazzi

Recensione Film,

Ghost Stories

Un’opera ammaliante e rarefatta, a suo modo classica

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Ghost Stories è un film che rende al massimo se visto sul proprio divano, al buio, magari nel cuore della notte, avvolti da un silenzio assoluto per godere appieno del meraviglioso meccanismo di tensione e paura che sapientemente inanella. Un meccanismo fragile al punto che, se visto al cinema con un pubblico sbagliato - che magari strilla per nulla o fa battutacce per stemperare la tensione - rischia di rompersi per sempre. Ma in un habitat ad hoc, privo di qualsiasi distrazione o interferenza, diventa un'esperienza realmente terrorizzante: 98 minuti che tengono sempre (senza mai un secondo di cedimento o noia) lo spettatore sul filo del rasoio, in un mix di ansia, angoscia, tensione e paura. Sensazioni autentiche e difficilissime da trovare in un film dell'era post-James Wan, che infarcisce tutto con spaventarelli e bubusettete a buon mercato.


L’impostazione della storia è classicissima: lo scettico smascheratore di bufale paranormali Phil Goodman (Andy Nyman, anche co-regista e co-sceneggiatore, che si è fatto conoscere con un altro gioiello horror inglese, Dead set) viene ingaggiato per dare una spiegazione razionale alle disavventure di tre uomini che sostengono di avere avuto contatti con il mondo del soprannaturale. Goodman andrà a interrogarli, scavando nelle loro vite: i tre uomini racconteranno le proprie esperienze, e Ghost Stories si trasforma in un film a episodi tenuto insieme da una cornice più solida del previsto.


Il film è basato sull’omonima pièce teatrale, scritta e diretta a quattro mani da Andy Nyman e Jeremy Dyson: andata in scena per la prima volta nel 2010 a Liverpool, da quel momento in poi fu una sola, unica ascesa il cui successo portò inevitabilmente a pensare di adattare l’opera a film. E sono proprio Nyman e Dyson a occuparsi della tarsposizione, rimanendo sempre ben saldi alla guida del progetto. Sin dalla sceneggiatura i due infarciscono l’adattamento cinematografico con tutto il loro amore per il genere, calcando la mano soprattutto sull’aurea old school, a tratti un po’ gotica e lenta, altri ancora vagamente argentina; il film assume un aspetto contemporaneo e antico allo stesso tempo.


Un’opera ammaliante e rarefatta, pregna di un classicismo inglese che rievoca la Hammer Film, specialmente nel primo racconto. La fotografia scurissima, fatta di neri abissali, i silenzi prolungati tanto da risultare strazianti, la tensione che predomina sullo spavento facile. Ghost Stories è realmente un horror d’atmosfera, dove tutto è giocato esclusivamente su questo concetto e proprio per questo, se esso viene meno, l’intero film si infrange come un bicchiere di cristallo che cade per terra.


Perciò cercate una sala tranquilla, magari poco frequentata, e godetevi lo spettacolo. Oppure aspettate e recuperate il film in home video, guardandolo da soli, nel cuore della notte, al buio.Anche casa vostra apparirà un luogo misterioso e infestato da presenze sovrannaturali. Parafrasando l’introduzione che Stephen King fa nel presentare il suo Le notti di Salem: «Spegnete tutte le luci lasciando accesa solo quella sulla vostra poltrona preferita. Parleremo di fantasmi, nella penombra. Credo di potervi far credere che esistano davvero».


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