Una ragazza fugge disperata fra boschi e paesaggi innevati, inseguita da uno zombie vestito da nazista. Ci troviamo nelle montagne della Scandinavia e queste sono le prime inquadrature di Dead Snow. Svelato quasi tutto lo svelabile, il regista norvegese Tommy Wirkola inizia a giocare d'attesa. Un gruppo di amici, studenti di medicina, si accinge a trascorrere qualche giorno di divertimento sulla neve - giochi sullo slittino, amoreggiamenti e goliardie - nella baita isolata della loro amica, che dovrebbe raggiungerli il giorno dopo (ma non lo farà mai, perchè si tratta proprio la ragazza divorata dagli zombie nella prima scena). Il fidanzato esce a cercarla e nel frattempo un inquietante uomo avvisa i ragazzi che in quei luoghi, durante l'ultima guerra, sono avvenute delle atrocità ad opera di un esercito di feroci nazisti, che dopo essere stati stati cacciati via dagli abitanti del luogo, si sono rifugiati sulle montagne... L'idea che siano i nazisti a incarnare il Male, non è nuova. Ci aveva già pensato Ken Wiederhorn in L'Occhio del Triangolo (1977), e li avevamo già visti nel francese Le Lac des Morts Vivents (1981) e Oasis of the Zombie di Jesus Franco (che aveva scritto, insieme al regista Jean Rollin, anche Le Lac des Morts Vivents). Però l'idea resta valida e contribuisce decisamente al senso di attesa e di crescente terrore che caratterizza tutta la prima parte del film. Ma da quando i nazisti arrivano, la musica cambia. In un crescendo delirante, Wirkola dà fondo a un repertorio splatter che va oltre ogni immaginazione e il cui merito principale è forse proprio la creatività . Lo scopo però diventa più disgustare e divertire che spaventare. Classici su classici: la tipica zona in cui i cellulari non prendono, i personaggi vincenti a cui ci si affeziona e che vengono falciati via a un passo dalla salvezza, il mostro che sopraggiunge in occasione di una scena di sesso e esilaranti scene di lotta fra i buoni e i cattivi che riecheggiano fortemente il Sam Raimi de La Casa. Dead Snow è infatti, senza dubbio, per gli amanti del genere truculento, un godibilissimo prodotto di divertimento, che strizza continuamente l'occhio allo spettatore e ironizza con se stesso. Per gli appassionati di horror resta invece un lavoro riuscito a metà che promette molto... e poteva realizzare di più. Il senso di attesa e il desiderio di essere spaventati di nuovo dai make up degli zombie nazi, splendidamente terrificanti coi loro visi pallidi e sfigurati e le divise logore, però, rimane. Non resta che vedere il sequel.