Per parlare in modo coerente di un film come Rampage - Furia animale bisogna prima mettere in chiaro le aspettative con cui uno si approccia alla visione. Il film è basato sull’omonimo gioco arcade datato 1986 (a tal proposito aguzzate la vista nell’ufficio di Claire Wyden) il cui scopo era quello di scegliere un gigantesco mostro tra i tre disponibili (un gorilla, un lupo e una lucertola) e distruggere a suon di pugni le più grandi città USA senza farsi uccidere dall’esercito. Con una premessa del genere non ci si aspetta un film drammatico/impegnato/introspettivo: lo spettatore si accinge alla visione con il cervello spento, magari anche un po’ annebbiato, la birra in una mano e qualche schifezza da sgranocchiare. Le aspettative sono quindi tutte puntate su “mostri giganti che distruggono tutto menandosi tra di loro”. Spettacolo puramente visivo e caciarone, senza fronzoli, senza sottotesti, senza approfondimenti psicologici: solo un b-movie ad alto budget. Un po’ come Transformers di Michael Bay, Pacific Rim o quel capolavoro (per il genere) di Kong: Skull Island, in cui il solo personaggio ad avere un evoluzione era lo scimmione, il resto solo decoro. E poi c’è Dwayne Johnson, che se vuole è bravissimo in ruoli seri (vedere per credere Pain & Gain - Muscoli e denaro), ma è inutile negare che sia nato per incarnare l’eroe action nel nuovo millennio, colmando il vuoto lasciato dai vari Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Jean-Claude Van Damme. La trama non fa altro che rinforzare queste aspettative, striminzita al punto da stare su un post-it: una multinazionale malvagia compie esperimenti per rimappare il DNA, ma qualcosa va storto e alcuni animali vengono contaminati con il patogeno. La loro forza e aggressività aumenta esponenzialmente insieme alle loro dimensioni, al punto che nessun’arma sembra essere in grado di fermarli. Ora che abbiamo esaurito le premesse e chiarito le aspettative possiamo dire che no, Rampage - Furia animale non soddisfa quanto detto sopra. O meglio, su 107 minuti lo soddisfa per una mezz’ora scarsa: il resto del minutaggio è concentratissimo a dare spessore psicologico ai protagonisti. Ogni personaggio che appare sullo schermo si porta sulle spalle un dramma personale che tende a giustificare le proprie azioni, sia passate che presenti, e ovviamente per spiegare questi drammi e dare loro profondità vengono usate scene in cui i personaggi parlano e parlano e parlano ancora... E per ogni minuto in cui i protagonisti chiacchierano ce n’è uno in meno in cui avremmo potuto assistere a un mostro gigante che distrugge cose. Inoltre, quando finalmente si giunge alla scena finale, questa è tutta filtrata attraverso gli occhi di The Rock, con una regia perennemente incollata a terra, che inquadra costantemente i mostri dal basso senza dar loro il giusto respiro. Un espediente per dare il senso di piccolezza dell’uomo in confronto a tali creature? Forse, ma alla lunga la mancanza di un totale come si deve o di un campo lungo che duri più di 3 secondi risulta frustrante. Rampage - Furia animale aveva un grande potenziale che è stato sfruttato malissimo. Capita quando ci si affida al regista di Cani & Gatti - La vendetta di Kitty.