La trama del primo John Wick era una barzelletta: a un tizio uccidono il cane e lui, per vendetta, li ammazza tutti. Una storia ridicola, che lo diventa ancor più quando capisci che questo tizio (un Keanu Reeves con occhi bovini, completo elegante e battute centellinate) è il più letale sicario mai esistito, che aveva deciso di ritirarsi dall’attività per vivere una vita tranquilla. Ma dei teppisti hanno preso di mira proprio lui, e quindi tocca tirar fuori fucili, pistole, armi da taglio assortite e qualsiasi altro oggetto letale (e non) per portare a compimento la propria vendetta. Ecco allora che la risata dello spettatore si trasforma in un sorriso compiaciuto, mentre guarda un film che è uno dei più solidi action sfornati da Hollywood nell’ultimo decennio. In grado di ridare fisicità ai combattimenti, libero sfogo a sangue e violenza - non ristretti da un PG-13 pretestuoso - e che, soprattutto, ha una visione totale dell’azione. John Wick nel 2014 è il primo film americano che riesce a tener testa a quel capolavoro indonesiano che è The Raid - Redenzione. Nel 2017 la formula viene bissata e il film intraprende una strada decisamente originale: il mondo di Wick è simile a quello di Harry Potter dove, come i maghi di J.K. Rowling, gli assassini vivono e si muovono in mezzo a noi, ma invisibili ai nostri occhi. La loro società è nascosta in piena luce (tanto in alberghi e ristoranti di classe, quanto in infime bettole), ha un proprio conio (dobloni d’oro) e si basa su rigidi codici d’onore e una moralità di ferro. Così, dopo un secondo capitolo che mette a fuoco l’oganizzazione a livello mondiale (la maggior parte dell’azione si svolge a Roma), arriva questo terzo capitolo dal titolo che è tutto un programma: Parabellum, prepararsi alla guerra. Il regista Chad Stahelski rende questo il terzo atto di una storia più lunga. Infatti, se in sala sono passati 5 anni dal primo film, per John è trascorsa appena una settimana da quando gli hanno fatto fuori il cane. La storia riprende da dove l’avevamo lasciata, con la scomunica del sig. Wick e l’imminente caccia all’uomo che sta per abbatersi su di lui. Il film intero è una lunghissima fuga per salvarsi la pelle, fatta di combattimenti estenuanti e personaggi sopra le righe. Il tutto orchestrato con un ritmo serratissimo e una regia sempre all’altezza dell’azione. Il pregio di questo terzo capitolo sta principalmente nell’approccio. Dove molti sequel di film d’azione di successo cercano d’alzare l’asticella aggiungendo una trama corposa che unisca i vari stunt e coreografie, Parabellum va nella direzione opposta: semplifica ancora di più la storia, si libera di tutta la zavorra verbosa e schizza via come un ninja nella notte. Azione allo stato puro, messa in risalto da una trama snella ma efficace, ulteriore prova che la lezione impartita da Gareth Evans con il dittico di The Raid è stata assimilata. E in questo caso il paragone iniziale si fa ancor più forte, dato che tra le fila dei nemici di John questa volta troviamo Yayan Ruhian (il Mad Dog del film indonesiano), segno di quanto le ambizioni si stiano alzando da sequel a sequel. Un ulteriore dimostrazione è il cast d’altissimo livello che affianca a Keanu Reeves, Ian McShane e Laurence Fishburne star come Halle Berry e Anjelica Huston, oltre a volti noti provenienti dalle serie tv come Jerome Flynn e Robin Taylor. Ma la vera protagonista, ovviamente, è l’azione, con scene che si elevano sin quasi a uno status di arte per quanto riescano a rinnovarsi; un autentico concentrato di originalità visiva e coreografica. Basti pensare all’inseguimento a cavallo, al combattimento nella sala delle armi medioevali o a quello nella stanza delle teche. Tutto funziona alla perfezione, come un meccanismo ad orologeria. Ma nel mondo di John tutto ha un prezzo. Per lo spettatore è non farsi domande e dimenticare le leggi della fisica: una volta accettato questo onorevole patto di sangue, il divertimento è assicurato!