Da sempre uno degli artisti più amati del mondo moderno, forse non tutti sanno che Van Gogh deve la sua originale cifra stilistica alle influenze dell'arte giapponese. La conoscenza da parte dell'artista di questo mondo avviene per lo più attraverso le stampe portate in Europa dai mercanti d'arte: in particolar modo, nel caso di Vincent, è il mercante Tanguy l’intermediario di questo incontro. La visione, quindi, che Van Gogh ha del Giappone è quella un po' distorta, idealizzata attraverso i disegni dell'epoca Edo, che Vincent addirittura ricopia, imparando a scrivere i kanji e riproponendo, a suo modo, motivi e raffigurazioni. E l'atmosfera del Giappone, tanto immaginata e interiorizzata, viene ritrovata dal pittore in Provenza, nei colori, nelle forme e nelle atmosfere. Il Giappone, quindi, rimarrà per Vincent una terra di fantasia, mai davvero visitata ma a lungo sognata. Una terra che vivrà nella sua mente e nelle sue opere. Riparte con Van Gogh e il Giappone la nuova stagione de La Grande Arte Al Cinema di Nexo Digital. In particolare, è dalla mostra omonima allestita al Van Gogh Museum di Amsterdam, che parte tutta la riflessione del documentario. Spiegando in maniera semplice, quasi elementare, il japonisme e le varie epoche della storia dell'arte giapponese, il film traccia dei canoni per riconoscere le influenze del Giappone nei dipinti del grande pittore contemporaneo. Dal segno nero marcato, che contorna le sue figure, alla prospettiva a volo d'uccello. David Bickerstaff ci porta all'interno delle tele dell'artista, analizzando ogni singola pennellata e confrontandola con le stampe giapponesi che sappiamo Van Gogh deve avere avuto tra le sue mani. Da Girasoli al Ramo di Mandorlo in Fiore, dal Ritratto di père Tanguy alla Mousmè seduta, la macchina da presa esplora le pennellate di Vincent per ritrovare riferimenti alle opere tanto care al pittore. Quello tra Vincent Van Gogh e il Giappone è un amore reciproco: il pittore olandese, infatti, è uno degli artisti occidentali più amati dal Sol Levante. E il documentario poteva esser molto interessante. Peccato l’eccessivo soffermarsi sulla vita di Van Gogh, già ampiamente indagata in Loving Vincent e Van Gogh. Tra il grano e il cielo, entrambi sempre di Nexo Digital, che ha portato a un minutaggio troppo lungo e a conseguenti momenti di noia. Altra pecca di questo documentario, e di quasi tutti i precedenti della stessa “serie”, è il voice-over, pratica fastidiosa che non permette appieno il concentrarsi su ciò che l'esperto o la personalità intervistata sta dicendo. Un difetto che non ci stancheremo mai di sottolineare: meglio sempre i sottotitoli o un doppiaggio tradizionale.