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City Island

27/05/2010 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

City Island

«Quelli che sono nati a City Island sono scavatori di vongole, coloro che vengono da fuori sono succhiatori di mollusco»...

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«Quelli che sono nati a City Island sono scavatori di vongole, coloro che vengono da fuori sono succhiatori di mollusco». È in questa ridente isoletta nello stato di New York che è ambientato il film di Raymond de Felitta, alla sua sesta regia dopo diversi lavori inediti in Italia. Da bravo newyorkese, ha curato anche la sceneggiatura, lasciando trasparire l'atmosfera di quei luoghi, una sorta di oasi di tranquillità in mezzo alla frenetica vita della metropoli americana. Una pellicola voluta fortemente da Andy Garcia, che oltre a ritagliarsi il ruolo di protagonista, ha anche contribuito alla produzione, e ha inserito nel cast come interprete Dominik Garcia-Lorido, sua figlia nella realtà e in questo caso anche nella finzione. Divincolandosi nel sottile filo che lega e separa dramma e commedia, de Felitta è riuscito a realizzare una pellicola interessante, con molta carne al fuoco abilmente integrata in un contesto prettamente familiare.


Vince Rizzo (Andy Garcia) lavora come guardia carceraria in un centro di correzione, e ha una famiglia e una vita apparentemente felici. Sposato da anni con Joyce (Julianna Margulies), ha due figli, Vivian (Dominik García-Lorido) che studia all'università fuori città grazie a una borsa di studio, e il più giovane Vince Jr. (Ezra Miller), adolescente e ossessionato dalle donne con "qualche chilo di troppo". Ma in realtà Vivian è costretta a mantenere i suoi studi lavorando come spogliarellista, naturalmente nascondendolo ai genitori. È tempo delle vacanze di primavera, e la ragazza torna a casa per stare con la famiglia. Nel frattempo nel centro correttivo dove lavora Vince, arriva Tony Nardella (Steven Strait), un ex-carcerato in procinto di uscire di galera. Vince, ricollegando il cognome del giovane a una donna del suo passato, capisce che il galeotto altro non è che suo figlio, avuto anni prima dall'amata di un tempo, poi abbandonata. Decide così di fargli trascorrere l'ultimo periodo detentivo a casa sua, in una piccola baracca di sua proprietà adiacente la sua abitazione, nascondendo a tutti, Tony incluso, il reale rapporto con lui. Ma il suo inaspettato arrivo è come un fulmine a ciel sereno, e cambia per sempre gli equilibri di un nucleo famigliare ormai sul procinto di scoppiare. Tra segreti, verità non dette, paure e rivincite, i Rizzo affronteranno uno dei periodi più difficili da superare.


City Island è quanto meno sorprendente, brillando per originalità in un genere senza dubbio abusato dai lidi d'Oltreoceano. De Felitta riesce a instaurare una giusta alchimia tra risate e pathos drammatico, avvalendosi di un cast in grandissima forma, con interpretazioni di rilievo su cui spiccano uno strepitoso e redivivo Andy Garcia, e il giovane e irriverente Ezra Miller. La trama si insinua in contorsioni che non perdono mai di vista il senso narrativo portante, e i dieci minuti finali sono un vero e proprio spettacolo, sia per bravura attoriale, che per la concentrazione degli epiloghi delle varie sottotrame, che si ibridano in un'orgia di emozioni rabbiose e chiarificatrici di intenso livello. Risvolti quasi surreali, scatenati dall'arrivo di una presenza estranea, una vera e propria mina vagante destinata a cambiare tutto, osservando con sguardo "straniero" una crisi familiare fatta di bugie e segreti. I sogni si intersecano alle delusioni, in uno spaccato assai reale di persone "imperfette", capaci di sbagliare in una ricerca continua della felicità, ed è perciò facile sentirsi accomunati ai destini e ai desideri dei protagonisti. Dimenticate le classiche famiglie felici, tipiche di serie tv e di pellicole false e buoniste. City Island sputa in faccia con lucida e graffiante ironia, ma anche con acuti spunti di tenerezza, le difficoltà e la bellezza di mantenere dei rapporti onesti e profondi con le persone amate.


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