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Kick-Ass

04/06/2010 10:00

Marco Filipazzi

Recensione Film, CineComics, Marvel Comics, Kick-Ass,

Kick-Ass

Sappiamo che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, ma se non si hanno superpoteri? È questa la domanda che si è posto Mark Millar nel 2008, quando

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Sappiamo che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, ma se non si hanno superpoteri? È questa la domanda che si è posto Mark Millar nel 2008, quando scrisse Kick Ass, antitesi di qualsiasi supereroe che abbia mai calcato le scene. Per chi non lo conoscesse, Millar è un vero e proprio guru del fumetto moderno: scozzese, classe 1969, ha letteralmente reinventato personaggi classici (da Swamp Thing a Superman, da Vampirella a Spider-man, sino a orchestrare quell'apoteosi che è stata la Civil War della Marvel) prima di buttarsi nel circuito indipendente e fondare Millarworld, una linea di comics che mira a far crollare i preconcetti di fumetto e supereroi. Per dare un'idea, il primo atto (già trasposto in una poco fedele pellicola) è stato Wanted.


Data la continua ascesa di questo autore e lo scalpore che le sue opere hanno destato tra critica e pubblico, era impossibile che Hollywood non si accorgesse di lui, e non iniziasse a saccheggiarne l'operato, trovandosi però davanti a una biblioteca difficile da adattare ai gusti del grande pubblico. Violenta, misogina, politicamente scorretta e decisamente troppo innovativa. Matthew Vaughn si è innamorato subito del progetto Kick Ass, ma i problemi per portarlo da carta a pellicola non sono certo mancati, tant'è che una volta completato il film ha faticato a trovare un distributore. I media hanno imputato le difficoltà al troppo elevato tasso di violenza (presente, ma fumettistica e ultra-pulp, sulla scia di film come Sin City o Kill Bill, nulla di veramente allarmante) e la difficile etichettabilità del prodotto. Troppo adulto per rivolgersi a un pubblico di soli ragazzi ma comunque tratto da un fumetto, il che difficilmente attirerà un pubblico completamente adulto.


Dave Lizewski (Aaron Johnson) è un adolescente comune, nerd fino al midollo, appassionato di fumetti, incapace di relazionarsi con qualsiasi ragazza e contornato da amici della sua stessa pasta. È per tentare di dare una svolta alla monotonia che lo attanaglia quotidianamente che Dave decide di comprare un bizzarro costume su internet e improvvisarsi supereroe. Scoprirà che, anche se non si hanno poteri, dalla sua scelta deriveranno comunque grandi responsabilità.


La pellicola, sebbene riservi allo spettatore parecchi pugni nello stomaco, rimane comunque una versione edulcorata del fumetto, sia dal punto di vista visivo (le torture inferte a Kick Ass dagli scagnozzi di D'Amico sono di gran lunga peggiori nella versione cartacea, come gli elettrodi attaccati ai testicoli...) che in quello contenutistico (parte della morale viene completamente stravolta in favore di una sorta di “happy ending” decisamente fuori luogo). Molti gli spunti di riflessone, dal potere di internet (youtube e myspace in primis) al disagio adolescenziale, qui mostrato sotto un nuovo (e molto più interessante) punto di vista. Cast di contorno eccezionale: Nicholas Cage non era così in forma da parecchio tempo; Mark Strong, nei panni del boss mafioso Frank D'Amico, crea un personaggio sopra le righe che non scivola mai nello stereotipo. Ma a farla da padrone è senza dubbio la piccola Chloe Moretz: la sua Hit-Girl buca letteralmente lo schermo. Un ottimo prodotto - apprezzabile al suo meglio se non si è letto il fumetto - che però difficilmente farà breccia nel cuore del grande pubblico, ancora impreparato ad apprezzare l'amarezza di certe storie (vedi Watchmen). Per cultori.


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