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Castaway on the Moon

02/03/2011 12:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Castaway on the Moon

Ha vinto la XII edizione del Far East Film Festival, ed ha già in cantiere un remake americano (che sarà prodotto, come l'originale, da CJ Entertainmente)...

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Ha vinto la XII edizione del Far East Film Festival, ed ha già in cantiere un remake americano (che sarà prodotto, come l'originale, da CJ Entertainmente). Stiamo parlando di Castaway on the Moon, sorprendente pellicola coreana di Lee Hae-joon del 2009 che ha ottenuto diversi premi un pò ovunque e, a discapito dell'apparenza, riesce a proporsi come opera profonda dai molteplici significati.


Per Kim (Jeong Jae-Yeong) la vita ormai è soltanto un peso: oppresso dai debiti, l'uomo ha scelto di farla finita per sempre gettandosi da un ponte sul fiume Han. La (s)fortuna vuole però che invece di finire annegato, venga trasportato dalla corrente sulla riva di un'isola metropolitana situata proprio nel bel mezzo del corso d'acqua e sottostante la strada. Il piccolo scorcio di terra però non ha nessun collegamento con la terraferma, e così dopo un'iniziale spaesamento Kim dovrà cominciare a procurarsi il cibo e cominciare una vera e propria vita da naufrago. Un giorno la sua difficile e paradossale quotidianità finisce nel mirino del telescopio di una ragazza (Jeong Ryeo-won). La giovane vive ormai da anni reclusa nella sua stanza, in preda a manie misantropiche che l'hanno portata a crearsi una vera e propria vita parallela all'interno delle quattro mura. Ma inaspettatamente l'osservare la lotta per la sopravvivenza di Kim, per lei un vero e proprio alieno urbano, le riaccende lentamente la voglia di vivere. Cercherà così di instaurare un rapporto a distanza con l'uomo.


Dolce e tenero, ironico e spensierato. Castaway on the Moon è una piccola perla, un esempio di come il cinema dovrebbe raccontare le sue storie. Si vive in un ibrido perfettamente amalgamato di momenti più leggeri ed altri più toccanti, in un incrocio di due solitudini che serve a risvegliare istinti vitali in entrambi i protagonisti, a loro modo entrambi naufraghi della società. Ci si affeziona incredibilmente a questi personaggi imperfetti, diversi ma simili nel loro approccio alla vita, e mai come in questo caso anche un semplice piatto di noodles può trasformarsi in un simbolo di speranza per il quale lottare anima e corpo. Come la messaggistica a distanza tramite bigliettini nelle bottiglie di vetro, spaventapasseri di fortuna che diventano unici compagni, incredibili consegne a domicilio. Ma anche la furia della tempesta e la paura di dover ricominciare tutto da zero per finire nuovamente soli, forse per sempre. La luna diventa allora simbolo irraggiungibile che unisce nella notte gli sguardi di queste due anime sfortunate, come se l'ammaraggio immaginario sul satellite fosse il sogno di un ritorno alla felicità. Accompagnato da una colonna sonora altamente ispirata, che suadente e docile accompagna questa storia di doppia rinascita, il film è in grado di regalare genuine emozioni, come un toccasana per lo spettatore che nel cinema ha ancora voglia di ascoltare con la mente e il cuore.


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