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La vita facile

04/03/2011 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

La vita facile

È davvero possibile avere una vita facile? A nessuno piacerebbe trovarsi in una situazione di stallo, in un limbo di agiatezza che ci priva dei piaceri e delle

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È davvero possibile avere una vita facile? A nessuno piacerebbe trovarsi in una situazione di stallo, in un limbo di agiatezza che ci priva dei piaceri e delle bruttezze dell’esistenza. Ecco perché, quando le cose vanno finalmente bene, dobbiamo sempre fare qualcosa per complicarle. Lucio Pellegrini, dopo il non troppo riuscito Figli delle stelle, torna dietro la macchina da presa per raccontarci la storia di tre giovani quarantenni che, tra amori e tradimenti, tra viaggi e fughe, tra verità e bugie, rinnegano la “vita facile” che potrebbero avere.


Luca Manzi (Stefano Accorsi) è un giovane medico (non laureato) che, davanti alle continue umiliazioni del padre e a un amore non corrisposto, decide di lasciare l’Italia per arruolarsi come volontario in un piccolo paesino del Kenya. La vita in quel luogo scorre lentamente tra povertà, zanzare e malattie, ma ogni sorriso di un bambino gli dona la grinta necessaria per affrontare la giornata successiva. Improvvisamente, Mario Tirelli (Pierfrancesco Favino), il miglior amico di Luca, nonché uno dei più grandi chirurghi italiani, decide di prender parte alla missione umanitaria africana e di mettersi gratuitamente al servizio della comunità. Davanti alla mancanza di fondi, di mezzi e di viveri, l’uomo entra ben presto in crisi soffrendo terribilmente la mancanza di tutti gli agi cui la sua “vita facile” italiana lo aveva abituato. Mentre progetta il rientro in patria, sua moglie Ginevra (Vittoria Puccini) lo raggiunge in Kenya e lo aggiorna sulla sua situazione italiana.


Mano a mano che la storia procede, lo spettatore e i personaggi scoprono la verità: Mario è scappato dall’Italia a causa di una truffa sanitaria per cui ha ricevuto 2.000.000 € motivo per cui, qualora rimpatriasse, verrebbe arrestato. Dopo aver convinto l’amico a ritirare parte dei soldi sporchi per donarli alla missione, Luca e Ginevra tornano in patria e riaccendono le vecchie passioni. Ma nonostante le premesse, troppo spesso prevedibili e scontate, il finale prende una piega inaspettata e lascia il pubblico a bocca aperta. Pellegrini decide di alimentare la sua pellicola drammatica con tocchi umoristici e da thriller: uno splendido Favino in versione romaneccia viene spalleggiato da un inquieto Accorsi e da una manipolatrice Puccini. La macchina da presa indugia sui paesaggi incontaminati, sulla povertà (e semplicità) dei posti, sul sudore che caratterizza il lavoro di ogni uomo, facendo comunque attenzione a non scendere nel facile patetismo. Ma se da un lato la comicità delle situazioni si avvicina a Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola, dall'altra la pellicola non riesce davvero ad entusiasmare lo spettatore né a toccarlo nell’anima.


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