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Paul

02/06/2011 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Paul

Essere nerd va di moda...

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Essere nerd va di moda. Dopo il trionfo (non sempre commerciale) di pellicole come The social network e Scott Pilgrim VS the World, e di serie televisive come The Big Bang Theory, era inevitabile che si pensasse alla realizzazione di un film che, giocando su stereotipi e cliché, si trasformasse nella caricatura sul genere. Chi, allora, meglio di Simon Pegg e Nick Frost, poteva riuscirci? Dopo aver raggiunto il successo con le commedie adolescenziali Shawn of the dead e Hot Fuzz, i due attori hanno tentato il salto di qualità con Paul, una pellicola molto particolare che mescola commedia, azione e sci-fi per racimolare quanto più pubblico possibile. Abbandonati artisticamente da Edgar Wright, il loro “padrino”, Pegg e Frost si sono affidati a Gregg Mottola, affermato regista di commedie adolescen-demenziali (SuXbad – Tre metri sopra il pelo e Adventureland).


Paul racconta la storia di Clive e Graham, due amici nerd, sfigatelli e appassionati di fantascienza al punto tale di partire per gli Stati Uniti per partecipare ad una convention sugli alieni. Dopo essere stati al Comic-Con, i due amici affittano un camper e partono alla ricerca dei luoghi divenuti famosi per gli avvistamenti extraterrestri. Il loro scontro con Paul, un vero alieno, li destabilizza e li coinvolge in una disperata avventura che, tra fughe dall’FBI, incontri con cristiani bigotti, e botte (sventate) con i bulletti del posto, gli (di)mostra che esistono forme di vita diverse ma sensibili quanto e, forse più, degli umani. Paul, infatti, è un alieno molto particolare: ogni tre parole dice una parolaccia, fuma più sigarette di una ciminiera e possiede un’incredibile schermatura mimetica stile Predator. Ma non è tutto: non ha paura degli umani, ha persino ispirato il maestro Steven Spielberg per E.T. - L'extraterrestre e può guarire gli animali dalle ferite subite. Ma allora perché l’FBI vuole catturarlo e ucciderlo?


Nonostante la volontà di realizzare una commedia per tutte le età, Gregg Mottola raggiunge per metà il suo scopo. Le trivialità verbali presenti nella pellicola diventano presto fastidiose e fini a se stesse, gli svariati riferimenti alle più grandi saghe fantascientifiche – da Star Trek a X-Files - non vengono comprese fino in fondo e persino i temibili membri dell’FBI sembrano degli sfigati Men in Black. Alle carenze originali, dobbiamo aggiungere che il doppiaggio italiano, affidato al non professionista Elio delle Storie Tese, conferisce poco realismo al personaggio di Paul (a causa soprattutto della marcata inflessione milanese del cantante). Il target della pellicola sembra quindi poco definito: troppo volgare per i bambini, culturale e citazionistico per gli adolescenti, eccessivamente sboccato per gli adulti. Peccato che un'opera ammiccante come questa sia finita per diventare la parodia di se stessa.


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