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Cold Skin, la recensione del film di Xavier Gens

21/04/2020 23:30

Marco Filipazzi

Recensione Film, Film Horror, Film Fantasy, Xavier Gens,

Cold Skin, la recensione del film di Xavier Gens

Alla base di tutto vi è il romanzo La pelle fredda dello spagnolo Albert Sánchez Piñol di cui il film di Gens è la trasposizione

A inizio millennio c'è stata una generazione di registi francesi che ha dato nuova spinta al cinema horror d'oltralpe: è il caso di Alexandre Aja (autore di Crawl – Intrappolati) ma anche di Xavier Gens. Questi registi hanno subito dimostrato di non avere paura ad alzare il livello di violenza mostrabile sullo schermo; eppure, sedotti dal fascino di Hollywood e invitati a dirigere film per conto di qualche mayor, hanno ammorbidito la loro ferocia, facendosi quasi addomesticare. Prendiamo proprio il caso di Xavier Gens: dopo il discreto Hitman (nonostante il ruolo del protagonista affidato al semisconosciuto Timothy Olyphant, Gens tira fuori un buon action con un discreto tasso di violenza), dirige il post-apocalittico The Divide, l'episodio X is for XXL (molto divertente anche se non originalissimo) nell'ABC's of the Death per arrivare all'inguardabile Crucifixion - Il male è stato invocato. Insomma, una carriera non sempre all'altezza delle aspettative iniziali. 

Nel 2017 ritorna al cinema indipendente grazie a una co-produzione franco-spagnola, un film piccolo, fatto di poche location, tre personaggi e tanta, tantissima suggestione. Cold Skin, purtroppo, ha la sfortuna di uscire in contemporanea con La forma dell'acqua. Ora, sull'originalità e sui meriti del film di Guillermo Del Toro potremmo stare a discuterne (una provocazione: è davvero superiore a Il labirinto del fauno?) ma ciò che ci interessa è il fatto che La forma dell'acqua ha vinto praticamente tutto, mentre Cold Skin viene trattato un po' come il fratello minore o l'amico sfigato che "vorrebbe ma non può”. Anche se (spoiler) non è affatto così. Alla base di tutto (forse di entrambe le pellicole) vi è il romanzo La pelle fredda dello spagnolo Albert Sánchez Piñol di cui il film di Gens è la trasposizione.

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È il 1914, la prima guerra mondiale (di cui il film è una gigantesca metafora) incombe sull'Europa, ma l'azione si svolge in un posto lontano e incurante del mondo: una remota isola in prossimità del circolo polare Artico. Il nostro protagonista senza nome deve rimanere lì per un anno, prendendo nota dei venti marini. A fargli compagnia solo un burbero guardiano del faro. Quando cala la prima notte inoltre, scoprirà che dal mare emerge un'orda di creature anfibie assetate di sangue, che trasformerà il suo lavoro sull'isola in una lotta per la sopravvivenza.

Sin dall'inizio, con quella famosissima citazione di Nietzsche, Xavier Gens dichiara allo spettatore i propri intenti: saturare i successivi 105 minuti con rimandi e citazioni altolocate. Chiariamo che Cold Skin non è un film d'autore, anzi resta saldamente ancorato a numerosi archetipi dei film horror, eppure ogni scena trasuda rimandi pittorici e letterari. Da Il Viandante sul mare di nebbia di Friedrich a Il Faro di Poe, da Pescatori in mare di Turner a La maschera di Innsmouth di Lovecraft, passando per l'Inferno di Dante e aggiungendo un pizzico di Jules Verne e H.G. Wells. Quel che ne emerge è quasi un racconto di altri tempi che fa del piano visivo il suo asso vincente, riuscendo a creare suggestione e angoscia nello spettatore solamente tramite inquadrature fisse, quasi come se fossero (appunto) dei dipinti. Il budget non proprio faraonico spinge Gens a far leva sul non-mostrato, impregnando l'atmosfera di angoscia e tensione crescente (bellissime le scene notturne!).

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Vi starete chiedendo: cos'ha in comune tutto questo con La forma dell'acqua? La risposta è Aneris (leggetelo al contrario: siamo a livelli di Nilbog in Troll 2!) la creatura anfibia trattata come schiava (talvolta anche sessuale) dal guardino del faro, con rispetto e gentilezza umana dal nostro protagonista. È lei il vero fulcro della storia. Un prodigio di trucco prostetico e di mimica attoriale (bravissima Aura Garrido) che, senza dire una parola per tutto il film, riesce a catalizzare l'attenzione dello spettatore. A fine visione non si ha ben chiaro che tipo di storia volesse raccontare Xavien Gens: forse i troppi rimandi e le numerose chiavi di lettura appesantiscono il tutto. Ma se nel complesso potrà non appagare, è anche vero che alcune scene rimarranno a lungo nella mente dello spettatore​.


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Genere: avventura, horror

Titolo originale: Cold Skin

Paese/Anno: Francia/Spagna, 2017

Regia: Xavier Gens

Sceneggiatura: Eron Sheean, Jesús Olmo

Fotografia: Daniel Aranyó

Interpreti: Alejandro Rod, Aura Garrido, Ben Temple, Damián Montesdeoca, David Oakes, Israel Bodero, Iván González, John Benfield, Julien Blaschke

Colonna sonora: Victor Reyes

Produzione: Babieka, Gran Babieka, Ink Connection, Kanzaman, Pontas Film & Literary Agency

Durata: 105'

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