Ispirato a una storia vera, il nuovo film di Antonio Capuano Il buco in testa è stato presentato Fuori Concorso al 38mo Torino Film Festival. Capuano, regista eclettico di Luna rossa (2001), La guerra di Mario (2005), Achille Tarallo (2018), scrive e dirige questo nuovo lavoro prendendo spunto dalla storia di Antonia, a cui viene ucciso il padre durante gli anni di Piombo prima che lei nascesse. Il film con Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno e Francesco Di Leva, è prodotto da Eskimo con Rai Cinema in associazione con Minerva Pictures e Mad Entertainment. Maria (Teresa Saponangelo) vive con una madre diventata improvvisamente muta in provincia di Napoli. Ha un lavoro precario e non pagato, nessun amore.Â
Quarant’anni prima un militante dell’estrema sinistra ha ammazzato suo padre, vicebrigadiere di polizia, nel corso di una manifestazione politica. Quando la sua misera esistenza diventa insostenibile, Maria si tinge i capelli, porta con sé una pistola e prende un treno per andare a Milano per incontrare l’assassino di suo padre, che ormai ha scontato la sua pena ed è fuori prigione.
Antonio Capuano realizza un bellissimo affresco sulla miseria e la condanna di una donna che, senza prospettive, vive un’esistenza marchiata a causa dell’assassinio di suo padre - morto prima che lei nascesse - e che trova spazio nei suoi ricordi solo attraverso la tristezza della madre e il profumo di rose appassite che ornano le foto sparse nel suo modesto appartamento a Torre.
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Il buco è quello che gli anni di Piombo hanno fatto in testa a suo padre, ma è anche il vuoto che ha nella mente e nel cuore Maria, privata di un’adolescenza serena. La protagonista si trova così a cercare con ostinazione un percorso di redenzione. La sua vita ordinaria e grigia si interseca con altre storie: quella dell’insegnante Fabio Violante (Francesco Di Leva), con cui si tiene ogni tanto compagnia, e quella dell’amica Titti (Daria D’Antonio), che dovrà affrontare una gravidanza non voluta. Personaggi comprimari le cui vicende seguiamo volentieri; a loro volta sono tutti simulacro di violenza, passione e dolore, e raccontano un Sud difficile in cui bisogna lottare per restare a galla.
Su Saponangelo si regge l’equilibrio di questo bellissimo racconto: è lei il cuore pulsante della narrazione. Il punto di vista è spesso quello di Maria; come nei bellissimi dialoghi con sguardo in camera, a cercare tra gli spettatori degli occhi compassionevoli e indulgenti. Maria è rabbiosa, contrariata, non ci sta. Non riesce ad accettare il peso di tutto questo dolore, che non riesce a condividere con le persone che la circondano.
Con un montaggio che gioca sul tempo filmico, si alternano le vicende al Sud e quelle a Milano: ci troviamo catapultati tra un caleidoscopio di colori malinconici della provincia meridionale al bianco e nero di piombo del Nord, per cercare di capire le motivazioni che spingono una ragazza orfana a rintracciare il carnefice di suo padre (Tommaso Ragno), per prendere con lui un caffè.
Tra furti, scuole distrutte da atti vandalici, cadaveri sulla spiaggia e una bellissima scena davanti alla statua del Cristo redentore a mani in alto, ci appare chiara la condizione di Maria. E ancor più necessaria la decisione di trovare pace. Il film è un’ode al bisogno di rinascita, un lungo percorso fatto di presa di consapevolezza delle proprie idiosincrasie fino alla ricerca del coraggio, e, alla fine, concedere e concedersi il perdono. Antonio Capuano mostra ancora una volta il suo talento nel maneggiare una storia difficile, restituendola in una forma di grande spessore emotivo, in cui i sentimenti si mescolano come un groppo in gola anche negli spettatori, Che vivono sulla propria pelle attraverso la sincerità delle scene lo stesso dolore dei personaggi. Capuano attraverso luci e ombre, icone e metafore, sceglie una grammatica estetica perfetta e con una libertà rara d’espressione ci lascia col fiato sospeso fino alla fine, a ondeggiare tra spazi e tempi differenti, ad attendere qualcosa, qualcuno, che pacifichi il cuore.
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Sul finale la dedica a Gianni Minervini, morto lo scorso febbraio, è una bellissima testimonianza di gratitudine e amore per il proprio modo, scomodo, politico, anticonvenzionale, di fare il proprio lavoro.
Genere: drammatico
Paese, Anno: Italia, 2020
Titolo originale: Il Buco in Testa
Regia:Â Antonio Capuano
Sceneggiatura:Â Antonio Capuano
Fotografia:Â Gianluca Laudadio
Interpreti: Teresa Saponangelo, Francesco Di Leva, Pietro Juliano
Produzione: Eskimo, Rai Cinema, Minerva Pictures Group, Mad Entertainment
Durata: 95'