Dopo aver consegnato al cinema italiano interessanti drammi sociali (Ultrà, Vite strozzate), Ricky Tognazzi, figlio dell'intramontabile Ugo (baluardo della commedia italiana anni cinquanta), si è dedicato alla musica. Canone Inverso - tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Maurensing - è un omaggio alla bellezza divina insita in tutte le cose; un film che mette d'accordo l'integrità emotiva del soggetto originale con la visione intimista del regista. La storia è semplice ma intrigante: nelle ombre della notte in una magica Praga, un violinista incontra Costanza, una donna che a suo dire possiede negli occhi la “memoria del mondo”. Quando l'uomo intona una musica, ella la riconosce a primo impatto, come fosse un "canone inverso" capace di risvegliare la sua memoria, sopita da brutti e orribili ricordi. Canone Inverso racconta una storia d'amore sofferta e passionale, narrata per mezzo di frammentari flashback che conducono ad un malinconio finale. Prepotenti primi piani, sguardi ammalianti, colonna sonora indimenticabile sono i leit motiv che, in maniera analoga alla favola del Virginian ne La Leggenda del Pianista sull’Oceano di Giuseppe Tornatore, ammaliano lo spettatore. Rispetto al romanzo da cui è tratto, il film di Tognazzi si prende alcune licenze poetiche, conscio di dover sfruttare le potenzialità del mezzo cinematografico senza l'obbligo di copiare pedissequamente quanto scritto da Maurensing. Il risultato è un film sentimentale di grande fascino, con Hans Matheson e Mélanie Thierry che insieme diventano l'emblema dell'amore romantico. I componimenti di Ennio Morricone, sublimati da attacchi armonici incredibilmente ammalianti, si amalgamano perfettamente al girato, aggiungendo quell'elemento in più in grado di trasformare una pellicola ben fatta in un'opera memorabile.