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Insomnia

29/03/2008 11:00

Leonardo Piva

Recensione Film,

Insomnia

Un buon poliziesco, l'ingresso di Nolan nel mainstream

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Il detective Will Dormer (Al Pacino) si trova in Alaska per indagare sulla morte di una giovane diciassettenne, ma un incidente lo tormenta. Fattori quali stress, ansia, paura e la ricerca dell'assassino esercitano una pressione su di lui. Incapace di recuperare il sonno perduto e spossato da disequilibri mentali e fisici, prima di porre fine al caso deve combattere un pericoloso gioco psicologico che gradualmente si innesca nella sua mente.


Insomnia si distingue per essere un buon poliziesco, in continua tensione tra il totale grigiore etico dei due protagonisti (Al Pacino e Robin Williams), e la purezza morale al quale ogni poliziotto dovrebbe anelare (dalle emblematiche fattezze della brava Hilary Swank). Christopher Nolan struttura il film in maniera lineare (i flashback si contano sulle dita), dimostrando molta abilità anche con una linea di racconto infinitamente più ordinata dei suoi precedenti lavori. Si concede anche a panoramiche di paesaggi mozzafiato (in primis il suggestivo “letto di ghiaccio” della scena iniziale), ben lontano dalle visioni urbane e a tratti claustrofobiche care al regista. Al Pacino è abile nel creare quel senso d’inquietudine intriso di spossatezza psicologica e fisica (che sfocerà nell’insomnia del titolo), portando il proprio personaggio in un limbo in un cui l’inconscio turbato affiora secondo dopo secondo. Hilary Swank ricopre il ruolo della giovane ragazza piena d’entusiasmo per il proprio lavoro, cui dedica tutta sé stessa e che trova in Pacino un maestro, un mentore da cui imparare ogni minimo atteggiamento. La due volte Premio Oscar ricopre un ruolo oggettivamente di secondo piano, anche se non è sufficiente a tenere fuori dai giochi la giovane detective, che non manca di portare il suo singolare punto di vista all’interno della vicenda; alla fine l’ultimo pensiero del combattente Al Pacino sarà proprio per lei, invitandola a non perdere “la retta via”. Una menzione particolare la merita Robin Williams, in un ruolo totalmente inusuale per i suoi canoni: un’ottima interpretazione, un giusto equilibrio tra azioni spiazzanti e dialoghi che fondono al proprio interno profondità e torbida ironia.


Primo film con una grossa major hollywoodiana per il regista londinese (la Warner Bros.), e già in molti erano pronti a scommettere che avesse rinunciato al talento anarchico riversato nei suoi primi due film, puntando su cast di altissimo livello e su budget più elevati per cercare maggiore riscontro al botteghino più che ai festival underground, dove Following e Memento avevano spopolato. Christopher Nolan dunque varca la soglia ed entra nel mainstream con Insomnia (remake dell’omonimo film norvegese del 1997): non la sua migliore opera – soprattutto a fronte dei capitoli del Cavaliere Oscuro e di The Prestige, assoluto capolavoro di stile – ma di sicuro una prova di tutto rispetto.


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