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Dredd - La legge sono io

29/03/2008 12:00

Vito Sugameli

Recensione Film, CineComics, Film Fantascienza, Dredd,

Dredd - La legge sono io

Nel fumetto edito da Rebellion Developments, creato da John Wagner e Clarlos Ezquerra nel 1977, Judge Dredd è un uomo cinico e rispettoso della legge: perché è

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Nel fumetto edito da Rebellion Developments, creato da John Wagner e Clarlos Ezquerra nel 1977, Judge Dredd è un uomo cinico e rispettoso della legge: perché è lui stesso a rappresentarla. Lo stesso concetto è stato ripreso grossolanamente da Danny Cannon nel film omonimo del 1995: tripudio di azione, frasi ad effetto e una mirabile rappresentazione scenografica del futuro. Pellicola centrata sull'attore italoamericano Sylvester Stallone e sceneggiata dal numero uno dei B-movie Steven E. De Souza, lo stesso che contribuì alla caratterizzazione di John Matrix (Arnold Schwarzenegger) in Commando.


Il Giudice Dredd (Sylvester Stallone) opera nel terzo millennio, in una New York praticamente irriconoscibile dove vige la totale anarchia. In alcune delle zone squallide e degradate della città, prendono piede violenti sommosse che mettono a repentaglio la vita dei cittadini. In un clima simile, la legge da sola non basta. Nascono così i Giudici, figure autoritarie alle quali vengono assegnati dei precisi compiti di controllo, ovvero burattini privi di umanità mossi dal Consiglio. Ma Dredd non è come tutti gli altri: imparerà a diffidere dei suoi superiori e a combattere qualsiasi minaccia che intenda colpire l'ordine sociale.


L'unico aspetto vincente della pellicola è la cosmesi visiva, frutto di un lavoro collaborativo tra lo scenografo Nigel Phelps, il reparto creativo e i costumi di Emma Porteus: una metropoli mastodontica, movimentata da inseguimenti su mezzi volanti (più vicina a Il quinto elemento piuttosto che a Ritorno al futuro) e dipinta con colori oscuri - mai vicini a quelli malati del fumetto. Maturità tendente al dark non condivisa tuttavia dall'impianto narrativo: confuso e superficiale, non esalta le azioni laddove dovrebbe ma ne ridicolizza il messaggio. Incoerente, spocchioso e privo di pathos: il film punta tutto sull'adrenalina scaturita da sequenze esagerate e pirotecniche, nelle quali lo stesso Stallone non riesce a inquadrare la freddezza insita nel personaggio originale. Rimane l’amaro in bocca per un adattamento superficiale, incapace di sfruttare un soggetto dalle grandi potenzialità. Il problema principale è uno: scorre veloce - nell'azione, nell'economia emotiva - e svela troppo, anche quando non avrebbe dovuto (nel fumetto non si conosce l'identità di Dredd); in tal senso non avrebbe guastato un approccio simile al V for Vendetta di James McTeigue. Per questa ragione fondamentale Dredd - La legge sono io è un esperimento cinematografico che non funziona: sebbene il Giudice abbia svelato la sua vera identità, si stenta a riconoscere l'uomo che opera dietro la maschera.


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