Gianluca Cerasola, giornalista e reporter, ha seguito la Spedizione ISS 42/43 dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) per tutta la sua durata: per chi non avesse idea di che cosa si tratti, si sta parlando della missione spaziale che ha reso Samantha Cristoforetti la prima donna italiana cui è stata assegnata una missione spaziale. E in effetti Astrosamantha, capitano pilota dell’Aviazione Militare, è la prima donna del Belpaese a “metter piede” nello spazio siderale. Così Cerasola segue, silenziosamente, le numerose e ardue fasi di preparazione della missione che darà il via al lancio della navicella Soyuz, mentre una sorridente Samantha spiega al pubblico ciò che andrà ad affrontare: prima del lancio, infatti, l’astronauta ha dovuto sostenere i ritmi serratissimi di uno sfibrante e lungo training durato oltre 4 anni in tre continenti. Narranto dell’inconfondibile voce di Giancarlo Giannini. Non è solo la prima donna italiana nello spazio, Astrosamantha. Sempre lei detiene, in assoluto, il record di permanenza nello spazio: circa 200 giorni (199 giorni e qualche ora, nello specifico). Nei suoi piacevoli e leggeri 83 minuti, Astrosamantha ha tutte le sembianze di un vero reportage, più che di un documentario celebrativo. Cerasola si limita a utilizzare la macchina da presa come mero strumento di comunicazione fra lo spettatore - curioso di sapere cosa si cela dietro un’”eroina nazionale” - e la protagonista Samantha che, con dolcezza e sguardo luminoso, narra curiosità e aneddoti sullo spazio e sulla missione in preparazione. Ciò che si può seguire è, praticamente, ogni passo dell’addestramento nel Johnson Space Center di Houston; idealmente si può essere presenti nel momento in cui Samantha entra nella quarantena spaziale, prima della partenza da Baikonur nel 2014, sino al suo arrivo a casa. Ma ciò che sicuramente resta più interessante di questo documentario è la straordinaria e inaspettata abilità comunicativa di Samantha Cristoforetti, che non solo svolge compiti specifici con la naturalezza tipica di un’esperta del settore (era una novità che lo fosse?), ma che, in special modo, esplica nozioni tecnico-scientifiche e affronta simulazioni d’emergenza con la stessa leggerezza con la quale si appresta a preparare il cibo (il suo caffè è stato il primo ad essere preparato nello spazio: un altro record per la “donna dei record”). Era fin troppo facile, per Cerasola, cadere nella retorica di un ritratto elogiativo a sfumature patriottiche. Ma è stato ugualmente facile, per l’accorto giornalista, evitare che accadesse ed esibire solo una completa raccolta dei tanti colori di una grande donna che insegue il proprio sogno.