La frase che riassume la breve vita del cantante rap Christopher "The Notorious B.I.G.", che dalle strade malfamate di Brooklyn raggiunge nel giro di pochi anni la notorietà grazie al suo enorme talento, è tutta qui: «Non possiamo cambiare il mondo se non riusciamo neanche a cambiare noi stessi». Allevato da Violetta con attenzione e affetto, il giovane Christopher fin da adolescente si dedica allo spaccio di droga. Brucia le tappe Christopher! Diventa padre giovanissimo e finisce in galera. Tutto cambia quando un nastro rap che il protagonista registra per caso lo conduce a far parte della scuderia dell’ambizioso impresario Sean “Puffy” Combs. L’ascesa di quello che sarà universalmente noto come The Notorious B.I.G. è inarrestabile. Nel giro di poco diventa una star della musica. Tra amori, rap e violenza, The Notorious B.I.G. è pronto per la vita fino al 9 marzo del 1997, giorno in cui viene ucciso. Il genere biopic racchiude in sé un aspetto assolutamente attraente: il tentativo di penetrare a fondo nella vita di un personaggio più o meno conosciuto e di cui è nota sostanzialmente l’immagine pubblica. Accade per attori, uomini politici, scrittori e cantanti. Non trascorrerà molto perché anche il re del pop Michael Jackson dia origine a una pellicola attesa dai fan come rivelatoria dei segreti della sua esistenza. Nel frattempo, la storia del cantante rap Christopher Wallace viene portata sul grande schermo con passione e dovizia di particolari. I cultori apprezzeranno certamente la fedeltà al freestyle anche per quanto riguarda la modalità di ripresa. In Notorious B.I.G., infatti, la velocità e il ritmo delle rime musicali del rap si riversano in un impiego rapido e dinamico della camera a mano e si sorreggono su un montaggio veloce. Interessante è la regia di George Tillman, che evidenzia il percorso umano e musicale del protagonista, utilizzando spesso primi piani incastrati in un disegno registico frammentato, ma al contempo omogeneo. All’uso della macchina da presa spezzettato e mai noioso non corrisponde però una narrazione poco tradizionale, anzi. L’io narrante in prima persona di Notorious B.I.G., se da un lato pare l’espediente di sceneggiatura più efficace per trasformare il racconto cinematografico in una sorta di lungo pezzo hip-hop autobiografico il cui testo contiene rime violente, drammatiche, romantiche e divertenti, dall’altro rispolvera un classicismo narrativo che stona un po’ rispetto alle scelte registiche di Tillman. Eppure, anche nella contraddittorietà emerge una coincidenza interessante tra forma e contenuto. Notorious è un uomo dalle tante sfaccettature e dai mille contrasti: allievo brillante ma refrattario, figlio devoto ma bugiardo, padre affettuoso ma assente, marito innamorato ma fedifrago, spacciatore ma artista. Il film è la sua storia, ed è in quel "ma" che sembra riassumersi lo scarto fra l’io narrante e le immagini in movimento. Notorious B.I.G. è in sostanza una parabola affettuosa (il film è prodotto tra l’altro dalla madre di "Biggie", Voletta Wallace, mentre il figlio del cantante, Christopher Jordan Wallace, interpreta Notorius da bambino). Forse per questo non c’è da stupirsi dell’assoluzione pressoché totale del protagonista. La storia è quella di un ragazzo dotato di talento che sembra essere divenuto un uomo capace di vivere proprio nel momento in cui viene ucciso. Per chi conosce poco il mondo del rap e dell'hip-hop la pellicola riserva un'ulteriore qualità: informare sugli esordi di tali generi musicali e sul loro impatto culturale. Ottime le prove di Jamal Woolard nei panni del protagonista e di Antonique Smith nel ruolo della moglie di Wallace, Faith Evans, anche se su tutti eccelle Angela Bassett che nel film è Violetta, la madre di Biggie.