I generi, quando si parla di produzioni italiane, sono pressapoco i soliti noti: commedie, drammi... e naturalmente colui che li raccoglie entrambi per un pubblico under 16, Federico Moccia. Ma anche le produzioni più scontate possono avere una ragione di vita se dirette con garbo, sceneggiate con cura e interpretate da un cast che ne risveglia le caratteristiche caricaturali del soggetto. È questo il caso di Oggi Sposi, commedia italiana ma non all'italiana (nell'accezione negativa del termine): Luca Lucini, infatti, diffida dell'approccio televisivo preferendo una visuale ad ampio respiro; anziché riproporre lo stanco schema da cinepanettone, dirige gli attori con l'ingegno commerciale di un professionista, senza appoggiarsi a falsi approcci autoriali. Evita dunque un linguaggio scurrile curandone la confezione - fotografia, cast, musiche - affinché venga apprezzato (e non etichettato) da una vasta fetta di pubblico. Il film incrocia quattro coppie di sposi intenti ad organizzare le rispettive cerimonie: c'è Nicola (Luca Argentero), poliziotto le cui origini pugliesi fa fatica a nascondere, interessato all'incantevole figlia dell'Ambasciatore indiano (Moran Atias); ci sono due giovani precari (Dario Bandiera e Isabella Ragonese), senza soldi ma con tante speranze per il figlio in arrivo, che decidono di sfruttare le nozze-evento di Sabrina (Gabriella Pession) e di Attilio Panecci (Francesco Montanari), magnate della finanza, per festeggiare a costo zero. C'è infine Fabio Di Caio (Filippo Nigro), PM romano che non vedrà di buon occhio il matrimonio tra l'anziano padre (Renato Pozzetto) e una giovane massaggiatrice poco più che ventenne (Carolina Crescentini). Ci sono insomma tanti personaggi che si incrociano, problemi misti a incomprensioni. Accettarsi l'un l'altro escludendo l'orgoglio personale non sarà cosa facile: riusciranno a raggiungere l'altare? Forse si. A non essere così sicuro, però, è il modo col quale ci arriveranno. Oggi Sposi esibisce una satira pulita all'Italietta raffigurata sui giornali (specie d'oltreoceano), nei documentari (Videocracy - Basta apparire) senza, va detto, manifestare originalità o intuizioni particolarmente brillanti, escluso l'intreccio narrativo che incuriosisce e tiene incollati alla sedia. Una critica leggera nascosta nelle caratterizzazioni sopra le righe dei personaggi (Michele Placido e Filippo Nigro su tutti) che ne danno sfogo nei momenti più profondi: quando avviene lo scontro fra culture, ad esempio, o quando si afferma la supponenza legata alla piaga dell'orgoglio. Un sottopassaggio tematico utile ad arginare la semplicioneria e conferire un minimo di spessore ad un genere che, dopotutto, chiede solo di strappare sorrisi spontanei. Nel film c'è molto Veronesi (l'aria che si respira è simile a quella caricaturale-parossistica di Italians) e chiaramente tanto Brizzi: l'apporto alla sceneggiatura dell'autore di Ex e Notte prima degli esami è forte, equilibrata da Martani ma soprattutto Bonifacci. Non sarà la commedia del decennio e non si riderà a crepapelle, ma a Lucini va stretta la mano per come sia riuscito ad applicare ad un soggetto di base scontato, un carattere brioso e leggero. A questo punto l'avvertimento è uno solo: non sottovalutate il lancio del bouquet! La prossima avventura matrimoniale potrebbe essere la vostra.