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Skyline

18/01/2011 12:00

Marco Filipazzi

Recensione Film, Film Horror, Film Fantascienza, skyline,

Skyline

Un blockbuster economico e inefficace

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È possibile realizzare un blockbuster pieno zeppo di effetti speciali mantenendo i costi arginati? È questa la domanda che si sono posti Colin e Greg Strause, già autori e registi del decisamente trascurabile Alien Vs Predator 2 e con alle spalle un notevole curriculum come effettisti dietro le quinte di colossal quali 300, X-Men e Avatar. E quale idea migliore per dimostrare la loro abilità se non mettere in scena un'invasione aliena vecchio stile e sbeffeggiare megaproduzioni milionarie come La guerra dei mondi e Independence Day?


Skyline nasce così, dalla scommessa di due giovani ragazzi volenterosi di mettersi alla prova e da un'idea ritrita che però non stanca mai (World Invasion, Super 8, Apollo 18, Cowboys & Aliens e Transformers 3 sono i titoli del 2011 ancorati al genere). Alcune scene erano state mostrate allo scorso Comic-Con di San Diego, suscitando grandi aspettative tra il pubblico, complici gli effetti visivi davvero notevoli e un graffiante design degli invasori. Essi, infatti, molto devono a H.R. Giger e alla sua creatura più celebre, Alien, le cui caratteristiche vengono “amplificate” per creare mostri biomeccanici di proporzioni colossali (anche se si scorgono tratti delle sentinelle di Matrix e persino degli Occulti di Howard e il destino del mondo). Un punto a favore. Poi, come già detto, ci sono stati i costi di produzioni veramente bassi: appena10 milioni di dollari, praticamente nulla per una produzione del genere, considerando le proporzioni apocalittiche della messa in scena. Altro punto a favore, tant’è che già si parla del sequel..


Cinque amici, dopo una serata di baldoria, si addormentano in un lussuoso attico di Los Angeles; ma durante la notte strane luci azzurre piovono dal cielo. E' qui che iniziano i problemi, in tutti i sensi. Prima di tutto la sceneggiatura che, come già detto, non è delle più originali, ma non necessariamente questo rappresenta un male, anzi dovrebbe essere uno stimolo per gli autori a creare qualcosa di diverso e nuovo. Peccato che Joshua Cordes e Liam O'Donnell (alla loro prima esperienza come sceneggiatori) si impantanano sin da subito con un’inutile flashback nella scena d’apertura. Poi il film procede prevedibile e noioso, senza riuscire mai ad assestare colpi di scena degni di questo nome. La stessa caratterizzazione dei personaggi è tanto piatta da rasentare il nulla, gettando in pasto allo spettatore i soliti, ritriti cliché: la ragazza incinta, il duro, la viziata, il rapper, sono solo vittime sacrificali di uno slasher fantascientifico. Tutto scorre piatto per gli 85 minuti di film, in cui i nostri non fanno che arrovellarsi per trovare una via di fuga ma in concreto non escono mai dalla Penthouse. Una cosa che davvero lascia perplessi è l’assoluta mancanza di informazioni su quello che sta accadendo. Se da una parte questa può essere vista come una scelta coraggiosa per amplificare il senso di stordimento e terrore provato dai protagonisti, dall’altra fa pensare a una macchinazione degna del pilot di una serie tv, ma che, inutile dirlo, al cinema non funziona. Quello che resta impresso nello spettatore dopo la visione sono gli effetti speciali, che raggiungono vette notevoli ma che, come sempre più spesso accade, non bastano a supportare una trama inconsistente. Particolarmente suggestiva la scena finale, e anche se la mente corre inevitabilmente ai Wachowski e alle colture di umani, gli Strause dimostrano di possedere una capacità visionaria e registica notevole. Peccato che il resto del film non sia all’altezza degli ultimi cinque minuti.


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