Torna la nostra rubrica di cinema orientale, siamo di nuovo in Corea: registi e autori si oppongono al regime giapponese
Dopo la nascita del cinema coreano, nel 1920 le autorità coloniali fondano la Sezione cinematografica governativa creando regole per lo spettacolo che prevedono una forte censura e l'imposizione di film filogiapponesi. Prima del lancio sul mercato cinematografico tutte le pellicole vengono sottoposte a controllo da parte della Sezione, che ha il potere di censurare alcune sequenze, alcuni dialoghi e alcuni temi. Queste regole nel corso degli anni subiranno diverse modifiche diventando sempre più restrittive e aspre, arrivando nel 1928 a ritirare, per la prima volta, un film (Hyolma di Hong Kaemyong).
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In questo clima di repressione cresce uno spirito indipendentista. Il 1 marzo 1919 un gruppo nazionalista chiamato Samil Undong, composto da 33 persone, manifesta al Parco della Pagoda assieme a migliaia di persone, prima di consegnarsi alla polizia. Durante la manifestazione viene letta la dichiarazione di Indipendenza, gimidognip seoneonseo, nata in seguito all'omicidio di re Gojong per mano dei giapponesi.
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A questa manifestazione partecipa il diciassettenne Na Un-Gyu. Dopo aver tentato di fuggire alla reclusione, viene arrestato nel 1921 e condannato a due anni da trascorrere nella prigione di Chongjin. Una volta rilasciato, vende tutti i suoi libri per comprare un biglietto del treno per Busan e unirsi alla casa di produzione cinematografica Choson Film Company. Cambierà la storia del cinema coreano.
Nel 1926 realizzerà il film Arigang, una storia di resistenza dei poveri contro i ricchi, il primo film nazionalista e antigiapponese. La censura nipponica elimina tutte le sequenze anticoloniali rendendo il film uno Shinp'a (dramma), motivo per cui Na un-Gyu realizzò un film pieno di metafore sulla resistenza dei coreani all'occupazione giapponese. Anche la sua seconda pellicola, Searching for love (1928), parla del bisogno di indipendenza e riesce a instillare nel pubblico una coscienza politica. L'influenza di Na è talmente importante che la critica cinematografica coreana inizia a disprezzare tutti gli Shinp'a strappalacrime privi di contenuto politico. Diversi registi seguono così le orme di Na: come Yi Kyuhwan con il film A boat without boatman (1932) o Yun Pongch'un con A Big Tomb (1931), che dopo quattro film lascia il cinema rifiutandosi di lavorare sotto il controllo giapponese.
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La carriera di Na fu macchiata, sul finire, dalla decisione di dedicarsi alla realizzazione di film filogiapponesi, come To send a husband to a border garrison (1931), ma nonostante ciò rimarrà sempre il simbolo del cinema nazionalista coreano. A causa del tempo trascorso in prigione e delle torture subite, muore all'età di 34 anni di tubercolosi. Sempre in seguito alla manifestazione del 1 marzo 1919 nascono diversi gruppi antigiapponesi, tra cui uno dei più importanti è il KAPF (Korean Artists Proletarian Federation), che racchiudeva una serie di artisti, scrittori, registi e poeti con idee di forte stampo socialista e il cui slogan è L'arte come arma per la lotta di classe. Il leader dei registi appartenenti al KAPF è Kang Ho che collabora alla realizzazione di diverse pellicole che non arrivano mai al cinema e che spesso vengono proiettate illegalmente, riscuotendo poco successo, ma che spianano la strada verso la funzione sociale del cinema. Nel 1931 il film The Underground Village viene messo al bando e la polizia arresta gran parte dei membri del KAPF segnandone la fine ufficiale nel 1935.
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Dopo il rilascio alcuni iniziano a lavorare per il cinema filogiapponese, come So Kwangje con il film Troop Train; altri si dedicano agli Shinp'a privi di contesto politico, come Kim Yu-yong; altri ancora lasciano del tutto l'attività . Dopo la liberazione dal Giappone nel 1945 molti di loro si stabiliscono nel Nord della Corea, alcuni rapiti dal Partito Comunista, e se ne perdono le tracce consegnando alla storia il KAPF come un esperimento non riuscito ma che in qualche modo è riuscito a influenzare le generazioni future, soprattutto a livello ideale. Con il Giappone impegnato in guerra e una soppressione sempre più insistente, dal 1935 al 1945 vengono prodotti solo film filogiapponesi: sono i dieci anni bui del cinema coreano.