Se Rogue One era un film di guerra a tutti gli effetti, un heist movie ambientato nello spazio, la serie tv Disney+ Andor è un'immersione politica nel mondo Star Wars.
Quando pensiamo alla Galassia lontana, lontana creata da George Lucas nel altrettanto lontano lontano 1977, la prima cosa che ci viene in mente è la Forza con tutti i suoi annessi e connessi. Jedi, Lato Oscuro, spade laser e ovviamente Darth Fener. Ammaliati da questa dimensione fantasy, molti si dimenticano che Star Wars è anche il racconto ben più tangibile dell’ascesa dell’Impero come oligarchia tirannica sulla Galassia e di come un pugno di uomini comuni e decisamente senza poteri soprannaturali decidono di opporvisi.
«È così che muore la liberà, sotto scroscianti applausi», diceva Padme ne La vendetta dei Sith, quando l’Impero si impone (legittimamente, in un parallelismo quasi agghiacciante di quanto avvenuto in Germania con il Nazismo) sul Senato Galattico.
L’Alleanza Ribelle, guidata dalla Principessa Leila, altro non è che un gruppo di partigiani - piloti, mercenari e persone che hanno perso tutto - decisi a non sottostare al regime d’oppressione e convinti della necessità di combattere una guerra disperata.
Poi ovviamente arriveranno la Forza e Luke Skywalker a dare manforte, ma questo è solo un altro modo per raccontare ciò che Star Wars in realtà è sempre stato: una storia profondamente politica che narra l’ascesa (la trilogia prequel) e la caduta (la trilogia originale) di una dittatura.
Da quando Disney ha messo le mani su Star Wars però il grosso della sua narrazione cinematografica e televisiva sembra essersi dimenticata di questa dimensione: basti pensare al pasticcio narrativo che hanno fatto con il Primo Ordine nella trilogia sequel dove hanno rispolverato senza alcuna logica persino l’Imperatore morto 30 anni prima, concentrando (male) il focus sulla Forza. Eppure esiste un’eccezione meritevole: Andor, serie tv arrivata su Disney+ nel 2022.
Andor: storia di una ribellione
Seconda pellicola dell’era Disney ad arrivare in sala - era il 2016 - e prima Star Wars Story (una serie di spin-off che miravano a esplorare gli anfratti narrativi lasciati scoperti tra un film e l’altro) Rogue One si rivelò, a furor di popolo e critica, un successo. Il film si pone come prequel di Una nuova speranza, raccontando di come i ribelli siano riusciti a rubare all’Impero i piani della Morte Nera. Non ci sono Jedi, non c’è la Forza; c'è solo un pugno di disperati mal organizzati che cercano di riuscire in un’impresa suicida in nome della speranza.
«Le ribellioni si fondano sulla speranza», dirà a un certo punto Jin Erso.
Non una speranza intesa come nell’Episodio IV (lì era il ritorno della Forza nella Galassia), ma qualcosa di più tangibile e reale.
Tolti gli elementi fantasy, ciò che rimane è un’ambientazione sì fantascientifica, piena di astronavi, robot e alieni strampalati, ma più ruvida e realistica, a tratti quasi cyberpunk (vedi il personaggio di Saw Gerrera), il che fa di Rogue One un film di guerra a tutti gli effetti. Una specie di heist movie ambientato nello spazio. Ed è forse anche grazie a questo suo mood che rappresenta uno stacco netto dal resto dell’universo narrativo, che il film fu un successo.
Data questa ovazione e il fatto che Disney non abbia la minima intenzione di smettere di mungere la vacca di Lucas, ecco che in streaming è arrivato (nel settembre del 2022) il prequel del prequel, ovvero la serie tv Andor.
Chi è Cassian Andor
Quando lo conosciamo in Rogue One, Cassian Andor (interpretato dal bravo Diego Luna) è un membro dell’Intelligence Ribelle. È già ben inserito dentro questo gruppo, che sta prendendo lentamente forma, e ha già una missione assegnata da portare a termine. La serie tv che porta il suo nome racconta come quest’uomo sia arrivato sino a quel punto.
La domanda che spesso ci si pone davanti a un prequel è: mi interessa davvero conoscere questa storia, saperne tutti i perché e per come, oppure mi basta ciò che già so perché comunque funziona? Più nello specifico: mi interessa sapere davvero chi è Cassian Andor? La risposta, almeno per chi scrive, è no. Ma è qui che arriva il “ma".
Già, perché ciò che è davvero interessante in Andor non è tanto conoscere la biografia di questo personaggio o le motivazioni che lo hanno spinto a partecipare alla missione suicida di rubare i piani della Morte Nera. Piuttosto è affascinante sapere come uno spaurito gruppo di persone sparpagliate per la Galassia abbiano unito le forze per dar vita all’Alleanza Ribelle.
Di che cosa parla davvero Andor
Come ha dichiarato Tony Gilroy, il creatore dello show: «Andor parla di oppressione. Parla di colonialismo. Parla dell’abuso di potere. Parla di rivoluzione. Parla di ciò che succede dalla prima volta che un gruppo di persone si è ritrovato nella piazza del paese».
Nella sua storia, Star Wars è stato molto attento a raccontarci le trame politiche che hanno portato l’Impero al potere; ma non si è mai minimamente curato di raccontarci (con o senza dovizia di particolari) come si è formata la Ribellione.
Pensateci bene: nell’Episodio III s’impone la dittatura imperiale e i ribelli non esistono ancora; in Rogue One (il film cronologicamente successivo) i Ribelli rubano i piani segreti. Sì, ma da dove sono sbucati fuori questi? Ecco, in Andor viene finalmente ripresa questa sottotrama politica.
Attraverso Cassian ci vengono mostrati una serie di personaggi che innescheranno degli eventi a catena che portano a una crescente presa di coscienza.
Il tutto trattato con una naturalezza quasi disarmante, ovvero seguendo i personaggi in quella che potremmo definire come la loro “routine quotidiana” e aggiungendo una quantità di dettagli che potrebbero apparire irrilevanti, ma solo per il semplice fatto che nessuno ci aveva mai pensato prima.
Cosa fa un operativo quando stacca il suo turno di lavoro all’Impero? Da dove arrivano i soldi per finanziare la Ribellione? Chi insabbia un buco di bilancio imperiale quando viene scoperto? Sono queste le domande a cui Andor risponde, indagando una dimensione molto più intima rispetto a tutti gli altri prodotti della saga, sia film che serie tv. Una dimensione letteralmente più umana dato che alieni e robot sono ridotti ai minimi termini, confinati a ruoli marginali e di supporto.
La forza di Andor sta proprio nella sua consapevolezza di raccontarci una storia prova di fronzoli, affidando la narrazione a una serie di caratteristi d’eccellenza, da Stellan Skarsgård ad Andy Serkis, e facendo leva sul montaggio per tenere alto il ritmo (parliamo comunque di oltre 10 ore di storia) e far crescere la tensione.
Sono trucchetti elementari? Sì, eppure nessuno nella galassia di Star Wars ci aveva mai pensato, preferendo la più facile via (del Lato Oscuro) del fan service ostentato sino allo sfinimento.
Il lato umano di Star Wars
Ancor più sorprendente è il lato umano che ne emerge, ben lontano dall’idealismo eroico a cui ci hanno abituati i film contemporanei, Disney in primis, dove i personaggi sono integri e incorruttibili oltre ogni logica. Andor invece è punteggiata da eroi fallaci che uccidono a sangue freddo, leader che non si fanno remore ad ammettere la propria codardia, ricatti e giochi di potere, fino a capi ribelli disposti a sacrificare senza scrupoli vite umane per poter perorare la propria causa.
Andor non è la classica storia di Star Wars, ma proprio grazie a queste sue profonde diversità risulta essere un prodotto più maturo, interessante e soprattutto con qualcosa d’inedito da dire, segno che è ancora possibile raccontare storie avvincenti provenienti dalla Galassia lontana, lontana. E a noi non tocca che aspettare l’inevitabile seconda stagione.