Los Angeles è dilaniata dai continui scontri tra polizia e violente gang rivali, ormai sull’orlo di una guerra civile. Il tenente Mike Harrigan (Danny Glover) è costretto a riportare l’ordine tramite metodi sempre meno ortodossi, spesso ai limiti della propria giurisdizione. Durante una dura lotta per reprimere un conflitto a fuoco tra due gruppi bellicosi, il poliziotto viene incuriosito dalle modalità di uccisione che hanno portato allo sterminio di un’intera banda. Scettico nel credere a degli omicidi tradizionali, l’ostinata indagine gli costerà un allontanamento temporaneo dal caso, ufficialmente per comportamento non in linea all’etica della polizia. In realtà, dietro alle guerre che stanno mettendo in subbuglio la città si nasconde una strana creatura dalla provenienza e dalle potenzialità ignote, a cui l’Anti-Droga sembra già dare la caccia da molto tempo. Se la giungla, i muscoli di Schwarzenegger e gli effetti speciali della creatura aliena avevano contribuito all’enorme successo del primo Predator su grande schermo, si passa ora a dei contenuti del tutto nuovi che segnano una metamorfosi quasi totale. I cambiamenti più vistosi sono il contesto urbano in cui si svolgono gli eventi e la scelta di un protagonista più civilizzato, ovvero quel Danny Glover che si era già dimostrato a suo agio nei panni del poliziotto metropolitano in Arma Letale. Meno scontata era la scelta di rinnovare anche le sembianze e i poteri a disposizione dell’alieno, adesso apparso in perfetto stile underground dalle bizzarre varianti rasta. Viene invece dosata sempre col contagocce la sua presenza nella prima parte, facendo affiorare quel senso di velato mistero che prepara l’impatto con la sua inquietante presenza nella seconda. Come inevitabile, bisogna soffermarsi sulla svolta radicale che ha visto mutare set e cast in un solo colpo da un episodio all’altro. Non potendo più giocare la carta dell’effetto sorpresa come per il prequel, va apprezzato il rischio corso dagli autori nel cercare di conferire un po’ d’imprevedibilità alla pellicola, per tenere in piedi la curiosità dello spettatore verso il vero protagonista della scena, senza il quale l’intera saga si rivelerebbe probabilmente un banale film d’azione, forse persino mediocre nel suo genere. Ingiustificabile e incomprensibile appare però l’assenza di continuità che emerge dalla figura del nuovo predator. Il primo film aveva lasciato in eredità molte questioni irrisolte da approfondire, e non si può certo dire che le origini e i reali scopi della creatura fossero del materiale poco interessante su cui lavorare. Il distacco dal Predator precedente si è rivelato invece totale, tanto da segnare una vera e propria rottura. Come se non bastasse lo spaesamento generale cui è difficile adattarsi fino al termine, non convince neanche il susseguirsi narrativo: qualche scena piuttosto cruda e gli immancabili giochi sporchi intestini tra le forze dell’ordine non bastano per farsi notare. Sostanzialmente discutibile anche il finale un po’ frettoloso, che lascia con l’amaro in bocca e nuovi punti interrogativi da affrontare.