Entrata di prepotenza nell’immaginario collettivo grazie all’operato letterario di Charles Perrault e dei fratelli Grimm, Cenerentola ha attraversato i secoli, spostandosi da un mezzo comunicativo all’altro e diventando infine di assoluto dominio pubblico grazie al cartone animato della Disney. Ma Cenerentola primeggia anche tra le quinte eleganti dei teatri dell’Opera dove, grazie alle musiche di Giacchino Rossini e al libretto di Giacomo Ferretti, ha conosciuto un successo senza eguali in ambito teatrale. Il percorso di questa ragazza sfortunata non sembra essersi esaurito e Carlo Verdone, distaccandosi temporaneamente dal suo modo di intendere il cinema, si cimenta con un’operazione che non rappresenta una novità in ambito cinematografico: portare il teatro sul grande schermo. Recentemente non sono mancati tentativi di questo tipo - basti pensare alle opere che la Nexo Digital e il National Theatre di Londra hanno fatto rivivere al cinema - così Verdone tenta una strada simile e si immerge nel teatro cercando di muovere la favola attraverso la magia che solo la ars cinematografica è in grado di creare. Cenerentola (il mezzo soprano Lena Belkina) è una ragazza dal passato triste, che sembra incapace di uscire dalla sofferenza in cui la sua esistenza è incappata. Un giorno giunge in casa Dandini (Edgardo Rocha), il valletto del rinomato Don Ramiro. In realtà Dandini è lo stesso Don Ramiro, sotto mentite spoglie. L’incontro con Cenerentola porta immediatamente alla nascita di un forte sentimento d’amore, che fa nascere la gelosia e l’invidia delle perfide sorellastre Clorinda (Anna Kasyan) e Tisbe (Annunziata Vespri). Riuscirà Cenerentola ad avere il suo lieto fine? Numerosi studiosi e critici hanno sottolineato come, di fatto, cinema e teatro siano mezzi incredibilmente diversi tra loro e fra i più difficili da accostare. La Lirica, per di più, un vero e proprio universo a sé stante, risponde a regole proprie di difficile adattamento. La sfida affrontata da Carlo Verdone, dunque, è più ostica di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Il regista cerca in qualche modo di snellire la sensazione di staticità tipica delle trasposizioni: al posto della macchina fissa utilizza molto la steadycam, entrando nei luoghi, inserendosi nella storia e provando a ridare in qualche modo un’idea di fluidità . Meno riusciti, invece, sono gli inserti grafici animati: nel loro tentativo di spiegare alcuni passaggi della storia appaiono piuttosto come una scorciatoia, da utilizzare davanti all’impossibilità di rendere alcune immagini in una costruzione teatrale. In generale, però, Cenerentola è un tentativo ben riuscito, che seduce chi guarda grazie soprattutto alla magnificenza delle location e dei costumi, oltre che per il talento degli attori.