«Finalmente avremo la nostra vendetta». Profetizzava uno sfortunato Darth Maul mentre un piccolo Skywalker cominciava a percorrere i primi passi verso il suo destino. Non si dovrebbero sottovalutare mai i Sith, né trascurare il fascino della predestinazione o il piacere colpevole e un po' sadico per l'apocalisse imminente. Ma, a conti fatti, che cos'è la nuova trilogia di George Lucas, al di là dello stupore digitale e dei giochi di potere, dell'accumulo a ogni costo e dell'epica monumentale, se non una grande attesa? Cosa sono quei due travagliati e, in definitiva, deludenti episodi se non la sofferta anticipazione della cronaca di una disfatta annunciatissima, del mai così tanto profetizzato trionfo del Lato Oscuro? Era tutta attorno all'attesa di un evento cataclismatico, il momento, cioè, in cui l'eroico e ambizioso Anakin Skywalker avrebbe finalmente lasciato il posto alla maschera terribile e iconica di Darth Vader, che era nata e si era sorretta, tra lungaggini, passi falsi e derive in CGI, la nuova trilogia, continuando, a ogni uscita, ad alimentare la curiosità di milioni di spettatori, anche al di là dei suoi effettivi meriti. E se nei precedenti capitoli ci si era limitati a fremere ogni qual volta, qua e là , Lucas disseminava tracce, indizi, nefaste avvisaglie degli stravolgimenti futuri, Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith sin dall'inizio, sin dal primo, repentino scontro tra un mutato e rabbioso Anakin e un ormai sconfitto Conte Dooku - mentre, sullo sfondo, la guerra tra Repubblica e Separatisti giunge al suo drammatico epilogo, rivelando, troppo tardi, le macchinazioni del Signore Oscuro dei Sith - è un vorticoso ed esplicito conto alla rovescia verso la disfatta, un climax inesorabile e incalzante verso la tragedia definitiva. Una tragedia che, come da tradizione, segue un doppio binario, affiancando alla dimensione pubblica di un sistema sull'orlo del baratro e dell'oscurantismo (lo sgretolamento della Repubblica e l'ascesa del famigerato Impero Galattico) il dramma tutto privato di un uomo e delle sue scelte. Lo scambio e l'incontro tra queste due realtà continuamente tentato e mai pienamente raggiunto da Lucas nei primi due capitoli trova così una sua voce e un suo equilibrio, fondendo assieme le due anime di un'epopea capace di farsi affresco fantapolitico e, insieme, dramma dai forti risvolti empatici ed emotivi. D'altronde, è inevitabilmente quando si confronta con la tragedia che la saga pare prendere più forza – era successo con l'inarrivabile Star Wars: Episodio V - L'Impero colpisce ancora ma anche, con tutti i distinguo del caso, con il recente e sorprendente Rogue One: A Star Wars Story – quando, cioè, il potere corrosivo del Lato Oscuro ne corrompe trame e personaggi, risvegliandone le coscienze e regalandogli tridimensionalità . Persino l'oramai consueto trionfo visivo pare essere qui al servizio di una trama solida, funzionale ed evocativa, che si sforza di restare empatica e di ancorarsi a un'umanità finalmente complessa, ritrovando l'incanto e la fascinazione per un mondo e dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema. Difficilmente un altro prequel, al suo culmine, avrebbe potuto scatenare tanto coinvolgimento e mantenere alta la tensione fino alla fine, dosando ritmo e sentimenti fino a un rabbioso e sofferto scontro finale, o fino al momento in cui un respiro inconfondibile non avrebbe invaso lo schermo, precipitandoci, ancora una volta, verso un nuovo inizio. E una nuova speranza.