I guerrieri dell'anno 2072: ovvero quella volta in cui a Lucio Fulci venne data l'occasione di girare un kolossal postatomico e (spoiler) non è finita benissimo. Ma procediamo con ordine. Dopo il successo di 1990: I guerrieri del Bronx e il fiorire del sottogenere, molto spesso con ottimi riscontri al botteghino, era ovvio che i produttori iniziassero ad alzare la posta in gioco per tentare il colpo grosso. Dardano Sacchetti aveva per le mani uno script che univa il filone post-apocalittico a suggestioni pescate a piene mani da un'altra pellicola che stava spopolando nelle sale, Blade Runner. Il film di Ridley Scott, però, aveva un impianto visivo all'avanguardia, estremamente realistico per essere il 1982 (talmente realistico che ancora oggi tiene testa a molta CGI) e non era facile replicarlo in un contesto artigiano come quello del nostro cinema. Per poter competere la Titanus stanziò un budget di 1 miliardo e 200 milioni (veramente un sacco di soldi per un film di fantascienza italiano nel 1983) e chiamò a dirigere l'operazione Lucio Fulci, reduce dal fantasy-barbarico Conquest. Con il titolo di produzione Roma 2033 - The fighters centurion (o più semplicemente I Guerrieri di Roma) Fulci iniziò a girare nei teatri di posa di Cinecittà: si rese presto conto che, pur quel budget faraonico, non avrebbe potuto soddisfare il comparto visivo adeguatamente.
La storia è ambientata in un futuro in cui i network tv hanno il controllo delle masse e la sola cosa che conta sono gli indici di ascolto. Due colossi provano ad accattivarsi il pubblico alzando sempre di più il tasso di violenza mostrabile in prima serata.
Le cose si metteranno male quando i due network inizieranno a contendersi il gladiatore Drake, costretto a ritornare nell'arena televisiva dopo essere stato accusato dell'omicidio della moglie.
Dardano Sacchetti ricorda che la sceneggiatura originaria era molto più improntata verso un'idea di fantascienza sociologica, che si perse via via durante la produzione, con il risultato che il film sembra quasi un giallo per la sua struttura narrativa. Un chiaro segno che Fulci non fosse a proprio agio con questo tipo di argomenti, preferendo traghettare la storia verso generi a lui più affini. Nonostante ciò non manca un denso sottotesto di critica nei confronti della televisione (autentico mostro, che Fulci ha sempre condannato in quanto "cannibalizzatrice del cinema", cosa che poi di fatto è accaduta), sulla manipolazione delle notizie e dell'alienazione delle masse.
Da questo punto di vista I guerrieri dell'anno 2072 anticipa molta fantascienza cinematografica di stampo dickiano, come ad esempio i déjà-game, molto simili ai sogni in vendita visti poi in Atto di Forza di Paul Verhoeven e Strange Days di Kathryn Bigelow. Ma anche di un'umanità ridotta a un costante stato di paura e soffocamento, tenuta a bada tramite giochi di morte trasmessi in diretta tv, simili agli Hunger Games, ma anche a L'uomo in fuga di Stephen King, arrivato sullo schermo come The Running man, con protagonista sua maestà Schwarzy. Insomma, per una volta parrebbe che non sia stato il cinema italiano a rubare idee a quello statunitense, ma viceversa!
Il risultato che giunge sullo schermo è altalenante: a iniziare dalla storia che, al centro di una diatriba tra sceneggiatore e regista, ne esce depotenziata e un po' claudicante. Un'altra nota dolente è il comparto visivo: mentre gli effetti speciali e il trucco (a opera di Franco Di Girolamo) sono resi in modo ottimale (la sequenza ispirata a Il pozzo e il pendolo di Edgar Allan Poe, la decapitazione in motocicletta, lo squagliamento del viso, sono tutti tocchi splatter squisitamente fulciani), lo stesso non si più dire per la resa sullo schermo dei modellini. L'idea di ambientare la storia in una Roma futuristica, invasa da nebbia e luci, dominata da giganteschi teleschermi pubblicitari che molto devono alla Los Angeles di Blade Runner, è senza dubbio una grande idea! Quanti film avete visto con una Roma del futuro? Il problema è la resa sullo schermo dei modellini in scala, a opera di Alvaro Passeri, che sono senza dubbio suggestivi, ma molto distanti dal risultare credibili. Inoltre il fatto di riproporre sempre la medesima carrellata avanti e indietro, dopo un po' risulta stucchevole.
Quando I guerrieri dell'anno 2072 uscì in sala fu un sonoro flop, segnando il tramonto (se mai c'è davvero stata un'alba) delle produzioni di genere ad alto budget italiane. Basti pensare che avremmo dovuto aspettare 14 anni prima di rivedere una produzione italiana di fantascienza degna di nota, e parliamo di Nirvana di Gabriele Salvatores. Fu anche l'inizio della fase più calante della carriera di Fulci, un lungo declino sino alla sua scomparsa, in cui il regista (che su questo era stato quasi un profeta) dovette piegarsi alla volontà delle emittenti televisive per poter girare qualcosa. Film per la tv appunto, come Quando Alice ruppe lo specchio, Sodoma's Ghost o La casa nel tempo, molto lontani dai suoi fasti del passato. La tv aveva vinto sul cinema e la creatività era del tutto sottomessa alle esigenze di produzione. Come il regista aveva sempre temuto.
Genere: fantascienza
Titolo originale: I guerrieri dell'anno 2072
Paese/Anno: Italia, 1984
Regia: Lucio Fulci
Sceneggiatura: Elisa Livia Briganti, Dardano Sacchetti, Cesare Frugoni, Lucio Fulci
Fotografia: Giuseppe Pinori, Aldo Tonti
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Interpreti: Eleonora Brigliadori, Jared Martin, Fred Williamson, Howard Ross
Colonna sonora: Riz Ortolani
Produzione: Regency Productions
Distribuzione: Titanus
Durata: 94'
Data di uscita: 28/01/1984