Una delle più belle sorprese dell'ultima stagione horror arriva da quel James Wan che, con il suo fidato sceneggiatore Leigh Whannell, aveva dato inizio alla saga di Saw-L'enigmista e di conseguenza all'ondata di torture movie che hanno riempito i cinema negli ultimi anni. Wan non ripercorre strade già battute (come di recente hanno fatto Alexandre Aja o Eli Roth), concedendo al gore poco o nulla. Nel tentativo di intraprendere direzioni nuove, si misura con un horror più "alto": orrore dal punto di vista emotivo e non solo ed esclusivamente visivo. Pur essendo solamente il suo secondo film, il regista malesiano maneggia i clichè del genere (nebbioline notturne, cimiteri, maledizioni paesane) con grande abilità e cura. Non li sovraccarica di responsabilità , non c'è n'è bisogno, perchè la spina dorsale del film è costituita da una trama che gestisce alla perfezione la crescente pericolosità del ventriloquo Billy con scene di impeccabile tensione e che trovano, proprio nell'atmosfera (merito del direttore della fotografia John Leonetti, abilissimo nel donare un'assoluta cadaverica freddezza ai paesaggi) una preziosa alleata. Qualche passaggio è un po' affrettato e le interpretazioni non sono memorabili, ma risultano efficaci, quel tanto da appassionarsi alle vicende dei protagonisti. Il tutto finisce per formare quello che risulta essere un riuscitissimo ibrido tra un horror d'atmosfera e un classico evil doll movie, e anche una consacrazione: quella di James Wan come una delle maggiori promesse del cinema horror. Il film, stroncato dalla stampa americana, è un imperdibile appuntamento per gli appassionati del genere.